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Riforma pensioni anticipate, allo studio allungamento della finestra per disincentivare l'uscita dal lavoro

La riforma del governo prevede misure per scoraggiare il percorso di pensione anticipata: la finestra si allungherebbe a 7 mesi come per Quota 103

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

La riforma delle pensioni 2025 potrebbe considerare nuove misure per ridurre i prepensionamenti: spinto dal calo demografico in Italia, il Governo Meloni punterebbe ad allungare la permanenza dei lavoratori sul mercato, come unica soluzione percorribile. Tra le ipotesi in discussione, c’è l’estensione delle finestre per la pensione anticipata, passando dagli attuali 3 mesi fino a 6-7 mesi, per chi ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne).

Stretta del Governo sulla pensione anticipata

Il ministro Giorgetti ha sempre sostenuto che, vista la crisi demografica in corso in Italia, nessuna riforma delle pensioni potrà sostenersi a lungo. Di conseguenza, è necessario, oltre la retorica politica, incentivare gli italiani a prolungare la loro permanenza nel mercato del lavoro.

In questo contesto, Il governo Meloni starebbe preparando nuove restrizioni per limitare chi desidera andare in pensione anticipata basandosi sui contributi accumulati.


Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti

L’ipotesi di allungamento della finestra per il prepensionamento

In vista della prossima legge di Bilancio, secondo le agenzie di stampa, si sta valutando di estendere fino a 7 mesi i tempi per l’accesso alla pensione anticipata, rispetto agli attuali tre mesi, per chi ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).

La proposta sul tavolo prevede di aumentare le finestre in modo indipendente dall’età del lavoratore. Questo cambiamento posticiperebbe effettivamente il ritiro dal lavoro a 43 anni e 4 mesi (o fino a 43 anni e 5 mesi con un’estensione di 7 mesi) per gli uomini, e a 42 anni e 4 mesi per le donne.

L’estensione della finestra per Quota 103

L’ipotesi di proposta seguirebbe il principio già adottato per le finestre temporali di accesso a Quota 103, che sono già state estese da 3 a 7 mesi per i lavoratori del settore privato e da 6 a 9 mesi per quelli del settore pubblico.

L’intento della nuova misura sarebbe di bilanciare il sistema con le regole di Quota 103 (62 anni d’età e 41 anni di contributi), rendendo il pensionamento anticipato meno accessibile e meno vantaggioso.

Inoltre, potrebbe imporre il calcolo contributivo, che per molti si tradurrebbe in una riduzione dell’importo finale della pensione.

Stando a quanto riporta Ansa, appare poco probabile, anche se non del tutto scartata, l’idea di applicare il metodo di calcolo contributivo alle pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi.

Se il governo decidesse di intraprendere questa strada, ci sarebbero significativi risparmi per le casse dello Stato, ma è improbabile che la maggioranza politica opti per una mossa così controversa che potrebbe suscitare forti reazioni da parte dei sindacati.

Fonte foto: ANSA

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