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Pensioni con Quota 41 light, assegno con ricalcolo contributivo e importo più leggero fino al 30%: la proposta

Quota 41 light per la pensione: per la Lega è la soluzione di compromesso per aggirare la legge Fornero, per l'opposizione è la fine della previdenza pubblica

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Pensioni: si cambia ancora, stavolta con una Quota 41 light. L’ultima ipotesi partorita dalla Lega per derogare alla legge Fornero è quella di introdurre un ricalcolo dell’assegno pensionistico in maniera contributiva. L’operazione, tuttavia, spingerebbe gli importi al ribasso fra il 15% e il 30%. La proposta contiene anche un taglio della rivalutazione delle pensioni.

Da Quota 41 a Quota 41 light

La Lega si fa portavoce di quegli italiani che hanno cominciato a lavorare in giovanissima età e che ben prima dei 60 anni hanno maturato oltre 40 anni di contribuzione.

Dopo un dibattito interno alla maggioranza, la Lega ha infine abbandonato la strada di una Quota 41 secca. Sarebbe stato eccessivamente oneroso per le casse pubbliche permettere ai contribuenti di lasciare il lavoro con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica.

Matteo SalviniFonte foto: IPA

Nella foto, il leader della Lega Matteo Salvini.

La Quota 41 light, come detto, andrebbe ad essere calcolata in maniera interamente contributiva. Oggi il sistema di calcolo previdenziale cambia a seconda dell’anzianità contributiva dei lavoratori. La data spartiacque è il 31 dicembre 1995.

A chi ha almeno 18 anni di contribuzione viene applicato il criterio misto: retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 e contributivo per i periodi di attività successivi. Si applica il criterio contributivo a chi ha meno di 18 anni di contributi e ha cominciato a lavorare dall’1 gennaio 1996.

Incontro con i sindacati

Archiviata dunque l’idea di una Quota 92 ecco dunque il compromesso: una cosiddetta “Quota 41 light” in cui agli anni dei versamenti si aggiunge un ricalcolo contributivo.

All’ipotesi stanno lavorando il vicepremier Matteo Salvini e il sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon.

L’idea di leghisti è quella di incontrare i sindacati a fine settembre per arrivare a una proposta in qualche modo “approvata e condivisa” con le sigle. La Lega si prepara al braccio di ferro, perché un sistema interamente contributivo è inviso ai sindacati a causa dei pesanti tagli agli assegni.

Fra le strade per reperire liquidità e sostenere la riforma pensionistica si valuta anche un intervento sul recupero dell’inflazione.

Previdenza complementare

In tema di pensioni, il sottosegretario Durigon non utilizza giri di parole: gli italiani dovranno abituarsi alla previdenza complementare.

“Potenziare il secondo pilastro della previdenza: per evitare trattamenti da fame, vogliamo implementare la previdenza complementare”, ha dichiarato Durigon.

Critiche dall’opposizione

“Ecco la tanto sbandierata riforma delle pensioni del governo Meloni. Complimenti!”, è stato il commento di Franco Mari, capogruppo di Avs nella commissione Lavoro della Camera.

“Tutto questo tempo, tutti quegli annunci per partorire il mostro: la fine del sistema previdenziale pubblico. Con la proposta di Durigon si afferma definitivamente l’incapacità, anzi l’impossibilità, da parte del sistema statale di garantire una pensione dignitosa alle future generazioni e, invece di pensare a redistribuire la ricchezza, si consegna al sistema finanziario e assicurativo privato il compito di svolgere una funzione fino ad oggi tutta pubblica, oltretutto in forza di un gigantesco trasferimento liquidità“, ha proseguito Mari.

“Non è una riforma, è una controriforma che gioca con i soldi dei lavoratori, è semplicemente la privatizzazione del nostro sistema pensionistico”, ha concluso l’esponente di Avs.

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