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La figlia di Giuseppe Lacarpia esulta sui social dopo il suicidio del padre in carcere: il post su Facebook

Dopo il suicidio di Giuseppe Lacarpia in carcere, la figlia Antonella esulta sui social: cos'ha scritto sul suo profilo Facebook

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Appresa la notizia del suicidio in carcere di Giuseppe Lacarpia, la figlia Antonella esulta sul suo profilo Facebook. La mattina di martedì 22 ottobre è a tutti gli effetti quella di un epilogo inaspettato del femminicidio di Gravina di Puglia in cui ha perso la vita Maria Turturo, 60 anni. Il marito, 65 anni, si trovava nella sua cella del carcere di Bari dopo l’arresto. La coppia aveva quattro figli tra cui Antonella, la stessa che aveva raccolto le ultime parole della madre prima che la donna esalasse l’ultimo respiro e che alla stampa aveva raccontato le violenze del padre, un prontuario choc di maltrattamenti e liti.

La figlia esulta dopo il suicidio

Alle 12:52 di martedì 22 ottobre la notizia del suicidio di Giuseppe Lacarpia nel carcere di Bari è già riportata su tutti i giornali e quotidiani online. Un link della testata locale GravinaLife viene condiviso da Antonella, la figlia della coppia, sul proprio profilo Facebook.

Antonella non si limita alla sola condivisione del post: in calce aggiunge sei emoji di una faccina in festa, un modo silenzioso per esultare sulla morte del padre.

Qualcuno commenta: “Tua madre si è fatta giustizia da sola, il karma torna indietro”, e Antonella Lacarpia replica: “Sono tutte le preghiere che abbiamo fatto a mamma”.

Nei giorni scorsi la donna non ha smesso di manifestare il suo dolore per la morte della madre. Una citazione le racchiude tutte: “Ti cerco tra le stelle, mi manchi come l’aria che respiro. Sempre presente, ma invisibile agli occhi”.

Giuseppe Lacarpia si toglie la vita in carcere

Giuseppe Lacarpia si è tolto la vita nella notte tra lunedì 21 ottobre e martedì 22 nel carcere di Bari. A dare l’allarme sarebbero stati i detenuti che condividevano la cella con lui. Gli agenti della polizia penitenziaria lo avrebbero trovato impiccato al suo letto.

La salma è ora a disposizione delle autorità presso la casa circondariale. Come scrive il Corriere della Sera non si esclude la possibilità che sul corpo del 65enne venga svolta l’autopsia per fare chiarezza sulle cause del decesso.

Il femminicidio di Gravina

Nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 2024 l’auto sulla quale Giuseppe Lacarpia viaggiava insieme alla moglie Maria Arcangela Turturo, 60 anni, ha preso fuoco. La donna è morta poche ore dopo all’ospedale, ma non prima di spiegare alla figlia e a un poliziotto cosa fosse successo. Le sue parole: “Mi voleva uccidere, mi ha chiuso in macchina con le fiamme. Mi ha messo le mani alla gola”.

Agli inquirenti il 65enne aveva parlato di un incidente, negando ogni responsabilità. Piuttosto, secondo la sua versione avrebbe tentato di salvare la moglie dopo che la macchina aveva preso fuoco a seguito di uno schianto contro un muretto a secco. A smentire la sua tesi, però, c’era anche la testimonianza di tre giovani che per puro caso si trovavano a passare per la stessa strada nel momento della tragedia.

Si trattava di una ragazza in compagnia del fidanzato e di un amico. Mentre i ragazzi chiamavano i soccorsi, la ragazza aveva ripreso la scena con il telefonino. Un video di 15 secondi, sufficienti per incastrare Lacarpia e accusarlo di omicidio. Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge:

Si nota l’uomo a cavalcioni sulla donna stesa supina a centro strada e a circa 7 metri dall’auto completamente avvolta dalle fiamme. L’uomo tiene entrambe le mani premute sul petto della donna, che si dimena e batte ripetutamente un braccio sull’asfalto. Durante il video si sentono distintamente le urla della ragazza che sta riprendendo indirizzate all’uomo e urla frasi “lasciala”, “ma che stai facendo?”.

Fonte foto: Facebook - Maria Turturo / ANSA

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