Filippo Turetta scoppia a piangere nell'interrogatorio col gip: si è avvalso della facoltà di non rispondere
L'interrogatorio di Filippo Turetta è durato poco: accusato dell'omicidio di Giulia Cecchettin, ha pianto. S'è avvalso della facoltà di non rispondere
Un interrogatorio durato circa 30 minuti, in cui sostanzialmente Filippo Turetta è scoppiato a piangere e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Iniziato intorno alle ore 10 di martedì 28 novembre, infatti, è finito in meno di mezzora perché alle 10:30, dal carcere di Verona, sono usciti la gip di Venezia, Benedetta Vitolo, e il pm Andrea Petroni. Sembra che non abbia nemmeno rilasciato dichiarazioni spontanee relativamente alla vicenda che lo vede indagato per l’omicidio di Giulia Cecchettin.
- Le lacrime di Filippo Turetta nell'interrogatorio
- Ripetute le dichiarazioni rese in Germania
- La strategia difensiva di Filippo Turetta
- I prossimi passaggi
Le lacrime di Filippo Turetta nell’interrogatorio
Secondo quanto riferito dall’Ansa, Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L’interrogatorio è durato appena 30 minuti, il tempo delle formule tecniche e di rito riservate all’indagato, che sarebbe scoppiato in lacrime davanti al gip.
Sembra che Turetta non abbia nemmeno rilasciato una dichiarazione spontanea: per la conferma, comunque, si attende l’uscita dal carcere del suo legale.
Ripetute le dichiarazioni rese in Germania
Dopo circa 2 ore di colloquio con Filippo Turetta, Giovanni Caruso è uscito dal carcere e ha confermato che il suo assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere, ritenendo però “doveroso rendere dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca“.
In quelle dichiarazioni – non valide nel procedimento italiano – il ragazzo aveva confessato di aver ucciso Giulia e di non avere poi avuto il coraggio di suicidarsi.
Con queste dichiarazioni di conferma, come le ha definite l’avvocato, Turetta ha ammesso l’omicidio anche davanti al gip e al pm.
La strategia difensiva di Filippo Turetta
Erano tre gli scenari per Filippo Turetta e il suo avvocato, Giovanni Caruso, alla vigilia dell’interrogatorio di garanzia:
- rispondere alle domande accettando il contraddittorio (non necessariamente confessando o collaborando alle indagini);
- nessun contraddittorio, solo dichiarazioni spontanee;
- avvalersi della facoltà di non rispondere.
È plausibile che la scelta, sulla terza via, sia stata presa da Turetta di concerto col suo legale, professore ordinario di Diritto penale all’Università di Padova: una strategia difensiva che, secondo Il Corriere della Sera, potrebbe essere stata concordata così da consentire all’avvocato di poter studiare gli atti di indagine dell’inchiesta, di cui Caruso è entrato in possesso solamente lunedì 27 novembre, il giorno prima dell’interrogatorio.
Turetta e il suo avvocato, prima dell’interrogatorio, si erano visti solamente due volte: sabato 25 novembre, giorno dell’arrivo in Italia dell’indagato, e lunedì 27 novembre, nel carcere di Verona (incontro durato all’incirca un’ora e mezza).
I prossimi passaggi
Cosa succederà adesso?
Il 1° dicembre è prevista l‘autopsia sul cadavere di Giulia Cecchettin, che potrebbe peggiorare la posizione di Filippo Turetta dal punto di vista dei reati contestati.
Nei prossimi giorni, anche se al momento manca una data, il ragazzo accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata potrebbe essere interrogato dal pm di Venezia, Andrea Petroni.
In arrivo dalla Germania c’è poi la Fiat Grande Punto nera, a bordo della quale Turetta ha caricato il cadavere di Giulia Cecchettin prima di scaricarlo al lago di Barcis e fuggire in Germania: l’auto sarà analizzata dai carabinieri del Ris di Parma.