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Killer di Santo Romano avrebbe problemi psichiatrici, la rivelazione dell'avvocato del 17enne dopo l'omicidio

Il killer di Santo Romano potrebbe soffrire di disturbi psichiatrici, secondo l'avvocato: le novità dopo l'omicidio del 19enne

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Il killer di Santo Romano, reo confesso dell’omicidio consumatosi nella notte tra il 1° e il 2 novembre, avrebbe problemi psichiatrici. Lo sottolinea il suo avvocato, che riferisce che in realtà il suo assistito avrebbe aperto il fuoco per difendersi da un’aggressione. A provare il vizio di mente sarebbe una perizia "eseguita due anni fa".

Il killer di Santo Romano ha problemi psichiatrici?

Il killer di Santo Romano avrebbe "problemi di natura psichiatrica". Lo riferisce il suo avvocato, che dice di far riferimento a "una precedente perizia eseguita due anni fa" quando il suo assistito aggredì la madre.

Ora questa perizia "sarà fornita al giudice" affinché si accerti che "il ragazzo avesse la capacità di intendere al momento dell’aggressione e se abbia le capacità per partecipare al relativo giudizio". Lo ha riferito a Pomeriggio Cinque.

A scanso di equivoci Luca Raviele – questo il nome del difensore – precisa che questi dettagli "non sono la possibile invenzione fatta ora dalla difesa del ragazzo".

Il 17enne sospettato di essere l’omicida di Santo Romano inizialmente ha negato ogni attribuzione, poi ha confessato l’omicidio: ha ucciso il calciatore 19enne con la pistola, ma l’arma non è ancora stata trovata.

L’assassino si stava difendendo, secondo l’avvocato

Se le versioni dei testimoni sono ancora contrastanti, ancora di più lo è quella presentata dall’avvocato Raviele. Secondo il legale difensore, infatti, il 17enne avrebbe "reagito a un’aggressione".

Quella notte "qualcuno lo teneva per un braccio e un altro gli mostrava un coltello", quindi il suo assistito "avrebbe estratto la pistola e sparato con la sola intenzione di difendersi".

L’omicidio di Santo Romano

La tragedia si è consumata nella notte tra il 1° e il 2 novembre a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli). Il killer e la vittima non si conoscevano. Come già detto, per il momento si hanno versioni contrastanti: secondo la fidanzata di Santo Romano, quest’ultimo sarebbe intervenuto per difendere un amico dopo che questo avrebbe pestato per sbaglio la scarpa del killer.

Secondo un’altra versione, sarebbe stato proprio Santo Romano a pestare – sempre per sbaglio – la scarpa del suo assassino, scatenando l’aggressione.

Il killer ha aperto il fuoco per tre volte: una prima pallottola ha raggiunto Santo Romano al torace, una seconda un amico della vittima, al braccio, e una terza avrebbe sfiorato un altro ragazzo. Brevemente, il maldestro calpestio della scarpa avrebbe scatenato la furia del killer, che avrebbe recuperato l’arma dalla sua auto per poi iniziare a sparare.

Secondo il racconto di Gaetano Coppola, che ha trasportato la vittima all’ospedale, Santo Romano sarebbe stato ancora vivo durante la corsa al pronto soccorso per poi spegnersi due minuti dopo l’arrivo. Martedì 5 novembre il 17enne comparirà dinanzi al giudice del tribunale dei minori di Napoli per raccontare la sua versione dei fatti.

Fonte foto: Instagram - Santo Romano / ANSA

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