Isabella Noventa, i resti umani rinvenuti a Marghera potrebbero essere suoi: accertamenti in corso
I resti umani rinvenuti nei scorsi giorni a Marghera (Venezia) potrebbero appartenere ad Isabella Noventa, la donna uccisa il 15 gennaio 2016
Potrebbero essere di Isabella Noventa, la segretaria di Albignasego uccisa tra il 15 e il 16 gennaio 2016 in via Sabbioni a Noventa Padovana, i resti umani rinvenuti a Marghera nei giorni scorsi.
Possibile svolta nel caso
Un teschio ed altre parti di uno scheletro umano sono spuntati lo scorso 30 gennaio in un terreno in via della Chimica, a Marghera (Venezia) mentre alcuni operai di una cooperativa stavano tagliando dei rovi.
Accanto alle ossa, riporta l’Ansa, c’erano anche dei pezzi di stoffa, probabilmente ciò che resta dei vestiti della vittima.
Sul posto sono intervenuti gli uomini della polizia municipale di Venezia, e gli agenti della scientifica.
Le parole del fratello
Al momento, naturalmente, non è possibile avere certezze. Cauto anche il fratello di Isabella Noventa, Paolo: “Spero sia lei ma non mi faccio illusioni, nessuno di noi familiari ha avuto comunicazioni in merito a questo ritrovamento”, riporta Il Gazzettino.
Lo stesso quotidiano riferisce che dopo il ritrovamento dei resti umani, la Procura di Venezia sta lavorando su due linee investigative.
Si cerca di analizzare i resti di un orologio trovato sul luogo del rinvenimento, oltre che di recuperare il dna su quelle ossa recuperate.
Le condanne
Il processo per l’omicidio di Isabella Noventa si è chiuso a novembre 2020 con la sentenza di Cassazione che ha confermato le condanne dei tre assassini.
Freddy Sorgato, il fidanzato della Noventa e l’ultimo ad averla vista ancora in vita, è stato condannato a 30 anni di carcere per omicidio volontario. Stessa pena per la sorella Debora Sorgato. Condanna a sedici anni e dieci mesi di reclusione invece per Manuela Cacco, accusata di concorso in omicidio.
Ad oggi, il corpo di Isabella Noventa non è mai stato ritrovato.
Il 5 marzo 2022, il cadavere mutilato di una donna, fatto a pezzi e messo in un borsone, è affiorato dalle acque del fiume Po. La macabra scoperta è stata fatta lungo l’argine del fiume a Santa Maria Maddalena di Occhiobello, in provincia di Rovigo: inizialmente si pensava si trattasse proprio della donna uccisa il 15 gennaio 2016.