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Inchiesta Covid, Crisanti punta il dito contro Cts, Conte e Speranza: l'accusa sul piano secretato nel 2020

Il microbiologo Andrea Crisanti punta il dito contro Conte, Speranza e il Cts per il piano secretato per "non allarmare l'opinione pubblica"

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Luca Bucceri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e della politica, scrive anche di attualità ed economia. Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano e lavorare per importanti testate.

L’inchiesta sulla gestione del Covid in Val Seriana, nella Bergamasca, ha sollevato un polverone sui primi mesi complicati di pandemia in Italia. Mentre l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’allora ministro della Salute Roberto Speranza sono finiti sul registro degli indagati insieme al governatore lombardo Attilio Fontana, il microbiologo Andrea Crisanti punta il dito contro loro e il Cts in una relazione di 83 pagine.

Le accuse di Crisanti sulla gestione Covid

Una lunga, anzi lunghissima, relazione quella di Andrea Crisanti, microbiologo e senatore da settembre 2022, fa tremare la squadra che ha lavorato nei primi mesi della pandemia Covid in Italia. L’inchiesta Covid, emersa negli ultimi giorni, trova proprio nelle parole del divulgatore scientifico un nucleo centrale dal quale si sono poi sviluppate accuse pesanti verso chi, secondo lo stesso Crisanti, non è stato in grado di gestire l’emergenza.

Nelle 83 pagine di relazione, il professore punta il dito contro sette persone, responsabili della mancata attuazione del piano d’emergenza. I nomi fatti da Crisanti sono quelli di:

  • Claudio D’Amario, direttore della Prevenzione del ministero della Salute;
  • Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto superiore di sanità;
  • Agostino Miozzo come coordinatore del Cts;
  • Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero;
  • Luigi Cajazzo, direttore generale della Sanità di Regione Lombardia.

Dito puntato anche contro l’allora premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza.

Il piano secretato per non allarmare

Al centro delle polemiche, come detto, ci sarebbe il piano Covid, o per meglio dire quel piano nazionale per affrontare un’emergenza pandemica che esisteva già dal 2006. Crisanti, infatti, ha accusato il Governo, nelle persone di Conte e Speranza, di aver secretato il piano per non allarmare l’opinione pubblica.

Nella relazione in mano agli inquirenti, infatti, Crisanti accusa Speranza di aver “scartato a priori senza essere valutato” il piano che solo nel maggio-giugno 2020 fu letto da Brusaferro e Miozzo. Proprio Miozzo, secondo il microbiologo, nelle riunione del Cts del 2 marzo 2020, stese poi un verbale che successivamente non condivise con nessuno sulla situazione nella Val Seriana.

I dati allarmanti in Val Seriana e il mancato intervento

L’inchiesta, partita proprio dalla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro, si è quindi arricchita di ulteriori dettagli grazie a Crisanti. Il microbiologo, infatti, ha svelato che il Governo e il Cts sapevano già della gravità della situazione in Val Seriana, con i contagi che dimostravano dal 27-28 febbraio 2020 che lo scenario era catastrofico.

“Ad Alzano e Nembro il 27 febbraio l’indice Rt era già a 2, dato noto a Governo e Regione” ha detto Crisanti che ha accusato quindi il mancato intervento. Solo 10 giorni dopo vennero prese azioni mirate e restrittive, col dito puntato contro Conte che nel marzo 2020 aveva affermato, scrive il microbiologo, che “la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale politico ed economico molto elevato”.

Fonte foto: ANSA

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