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Il post shock del carabiniere su Linkedin contro i genitori del 13enne bullizzato e morto suicida a Gragnano

Un carabiniere ha attaccato i genitori del 13enne morto a Grignano, probabilmente suicida dopo le minacce ricevute da alcuni coetanei

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Simone Vazzana

GIORNALISTA

Giornalista professionista, è caporedattore di Virgilio Notizie. Ha lavorato per importanti testate e tv nazionali. Scrive di attualità, soprattutto di Politica, Esteri, Economia e Cronaca. Si occupa anche di data journalism e fact-checking.

Un post shock sui social da chi meno te lo aspetti. Un carabiniere, su Linkedin, ha scritto parole durissime nei confronti dei genitori del 13enne morto dopo essere caduto dalla finestra di casa a Gragnano, nella provincia di Napoli. Si pensa a un suicidio, l’adolescente avrebbe ricevuto messaggi contenenti minacce e intimidazioni. L’ipotesi è quella di un caso di cyberbullismo finito in tragedia. L’Arma ha preso le distanze dal suo esponente.

Come è morto il 13enne di Gragnano

Il 13enne si sarebbe suicidato lanciandosi nel vuoto da una finestra al quarto piano della casa in cui viveva – da figlio unico – con i genitori a Gragnano, un comune a una trentina di chilometri di Napoli.

Il motivo del gesto sarebbe da rintracciare nelle diverse minacce che avrebbe ricevuto sui social da un gruppo di coetanei.

Attualmente gli indagati sarebbero 6, di cui 5 minorenni.

I genitori, ascoltati dai magistrati, hanno affidato all’avvocato, Giulio Pepe, ogni commento: “Vogliono solo sapere se si sia trattato di un incidente fortuito. Se così non fosse, sono pronti, come già hanno fatto finora, ad affiancarsi alla Procura. Malesseri precedenti palesati dal ragazzo? Nessuno. Alessandro era un ragazzo solare, che andava bene a scuola e aveva tanti amici. Adesso i suoi genitori attendono solo il ritorno a casa della salma, per potere riabbracciare il figlio un’ultima volta prima di procedere a una giusta sepoltura”, ha dichiarato all’Ansa.

Il post shock del carabiniere su Linkedin

“Se allevi conigli non puoi pretendere leoni”. Questo il commento di A.B., l’istruttore coordinatore Attività sportive della Scuola Ufficiale Carabinieri, in un post su Linkedin dedicato al 13enne.

“Un ragazzino si suicida e psicoterapeuti sproloquiano in tv sul fatto che le parole sono armi e che c’entra il bullismo… senza pensare che se allevi conigli non puoi pretendere leoni… e che magari la colpa è quindi di chi non ha saputo far crescere adeguatamente quel ragazzino“,  ha scritto il carabiniere, dicendo la sua sulla tragedia.

E ancora: “Il problema con un bullo si risolve, da sempre, dimostrandogli che non hai paura di lui…“.

La polemica e la reazione dell’Arma dei carabinieri

A far scoppiare la polemica, come riportato da quotidiano ‘Il Riformista’, è stato Matteo Flora, imprenditore e presidente di PermessoNegato APS, associazione no profit di promozione sociale che si occupa di supporto tecnologico alle vittime di Revenge Porn.

L’Arma dei carabinieri ha immediatamente preso le distanze: “In merito ai contenuti pubblicati su una piattaforma social da parte di un Ufficiale dell’Arma in relazione al suicidio di un 13enne, si tratta di commenti espressi a titolo personale, le cui responsabilità ricadono esclusivamente sull’interessato”.

La stessa Arma ha reso noto che è stato avviato un procedimento amministrativo per le valutazioni disciplinari.

Il post è stato rimosso, ma è diventato comunque virale. Sembra essere stato cancellato anche l’account del carabiniere su Linkedin.

Il post pubblicato dal carabiniere su Linkedin

Fonte foto: 123RF

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