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Il fratello di Borsellino sulla morte di Matteo Messina Denaro: "Curato dallo Stato, la mafia non è sconfitta"

Dopo la morte di Matteo Messina Denaro interviene Salvatore Borsellino, fratello del giudice morto nel 1992: "La mafia non è stata sconfitta"

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Giuseppe Pastore

GIORNALISTA

Giornalista professionista, si occupa di attualità e politica parlamentare seguendo i lavori di Camera e Senato. Laureato in Giurisprudenza, muove i primi passi nel giornalismo scrivendo di cronaca e politica in Puglia per poi collaborare con alcune testate nazionali.

C’è amarezza nelle parole del fratello di Paolo Borsellino dopo la morte di Matteo Messina Denaro. “Ha pensato di farsi curare dallo Stato invece che in latitanza”, ha detto il fratello del giudice morto nella strage di via D’Amelio, a Palermo, di cui l’ex boss di Cosa Nostra è considerato uno dei mandanti. “La mafia non è stata sconfitta”, ha detto ancora Salvatore Borsellino.

Salvatore Borsellino: “Messina Denaro si porterà i suoi segreti nella tomba”

A poche ore dalla morte dell’ex latitante Matteo Messina Denaro, interviene il fratello del giudice Paolo Borsellino. “Se fossi credente, visto che non c’è stata una giustizia in terra, potrei confidare in una divina”, ha detto Salvatore Borsellino parlando con l’agenzia di stampa ‘Adnkronos‘.

“Purtroppo essendo laico non posso sperare neppure in quella”, ha aggiunto il fratello del giudice che ha perso la vita nella strage del 19 luglio 1992 sostenendo che l’arresto di Matteo Messina Denaro “non è stata una vera e propria cattura”.

Una panoramica della strage di via D’Amelio, a Palermo, dove perse la vita il giudice Paolo Borsellino

“Sapeva di essere malato e ha pensato di farsi curare dallo Stato invece che in latitanza”, ha proseguito Salvatore Borsellino sottolineando come “con la sua morte si porta i suoi terribili segreti nella tomba“.

Il boss tra i mandanti della strage di via D’Amelio

Matteo Messina Denaro è considerato tra i mandanti delle stragi di Capaci e di via D’Amelio nel 1992 in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Nell’attentato di Palermo, il 19 luglio del 1992, oltre a Borsellino morirono anche gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

A luglio di quest’anno, la Corte d’assise di Caltanissetta ha confermato in appello la condanna di Messina Denaro all’ergastolo per le due stragi.

“Era impensabile che un criminale di quello spessore si potesse pentire”, le parole di Salvatore Borsellino.

L’amarezza del fratello del giudice: “La mafia non è stata sconfitta”

C’è sconforto nelle dichiarazioni del fratello del giudice ucciso dalla mafia. “Con la sua fine non credo si chiuda niente”, ha detto all’Adnkronos spiegando che “la mafia non è stata sconfitta, anzi è più forte di prima”.

Non si tratta della mafia stragista degli anni ’90, ma di “una mafia molto più pericolosa, che si è insinuata nell’economia, nelle amministrazioni”.

La morte del boss Matteo Messina Denaro non serve certo a lenire le ferite. “Penso solo che oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sulla strage in cui ha perso la vita”, ha detto Salvatore Borsellino.

Fonte foto: ANSA
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