Il femminicidio oltre Giulia Tramontano: l'intervista all'avvocata Elena Biaggioni (vicepresidente D.i.Re)
Il femminicidio oltre Giulia Tramontano: l'intervista all'avvocata Elena Biaggioni (D.i.Re) sui dati nazionali e sulle misure del Governo
Il caso di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa dal partner incinta al settimo mese, ha avuto un’enorme eco mediatica nelle ultime settimane, riportando l’attenzione dell’opinione pubblica al tema del femminicidio. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, si è trattato del 49° omicidio volontario che ha avuto per vittima una donna nel 2023: in quasi un caso su due, il reato è avvenuto per mano del partner o dell’ex. In risposta, il Governo Meloni ha varato disegno di legge con nuove misure di prevenzione alla violenza sulle donne e domestica, che presto sarà discusso dalle Camere. Di prevenzione, dati e copertura mediatica dei femminicidi ha parlato a Virgilio Notizie Elena Biaggioni, avvocata e vicepresidente di D.i.Re, associazione delle Donne in Rete contro la violenza, che coordina in Italia 84 organizzazioni e 106 centri antiviolenza.
- Dal caso Tramontano alle nuove misure contro la violenza sulle donne
- Le proposte del Governo secondo D.i.RE: utili ma non sono “prevenzione vera”
- Il fenomeno del femmicidio: cos’è e quanti ce ne sono in Italia
Dal caso Tramontano alle nuove misure contro la violenza sulle donne
Il caso Tramontano ha avuto forte impatto sull’opinione pubblica e continua a ricevere attenzione anche per i tanti dettagli morbosi che trapelano dalle indagini.
“È già successo che in alcuni casi dove si intersecano aspetti che creano un’onda emotiva e che empatizzano molto con le vittime, ci sia un innalzamento dell’attenzione. È bene che se ne parli – commenta Elena Biaggioni -: quello che è sbagliato è l’intervento, soprattutto normativo e di carattere penale, sull’onda dell’emozione per il singolo caso. Ci si aspetterebbe una risposta più matura più strutturata e che invece di partire dal fondo partisse a monte”.
Il 7 giugno il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge con nuove disposizioni per il contrasto alla violenza sulle donne e domestica.
Il ddl, che dovrà essere discusso dalle Camere, rafforza le misure cautelari, ad esempio con l’ammonimento del questore per i ‘reati-spia’, come percosse e revenge porn, l’applicazione del braccialetto elettronico e l’obbligo di distanza minima di 500 metri dalla vittima.
Prevede inoltre di velocizzare i processi in materia di violenza di genere e di creare magistrati specializzati in questo settore.
Le proposte del Governo secondo D.i.RE: utili ma non sono “prevenzione vera”
Se da un lato apprezza la presa di responsabilità sul femminicidio da parte delle istituzioni, in scia con quanto impostato dal governo Draghi, la vicepresidente di D.i.Re non ritiene che le misure proposte siano risolutive. “Sono correttivi utili e necessari, alcuni da rimandare al mittente, ma non c’è niente che riguardi la prevenzione vera” afferma Biaggioni, sottolineando l’assenza di intervento sulle radici culturali del femminicidio, come invece previsto dalla convenzione di Istanbul (la convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), ratificata dall’Italia nel 2013.
“La prevenzione per la convenzione di Istanbul è tutto quello che previene la violenza, non l’escalation e la successiva commissione del reato, quindi va incidere sugli effetti culturali. Facciamo dei corsi per riconoscere pregiudizi e stereotipi, per non parlare del nostro grande tabù: l’educazione sessuale”.
Il fenomeno del femmicidio: cos’è e quanti ce ne sono in Italia
L’EIGE, l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, definisce il femminicidio come “l’uccisione di una donna per via del suo genere”. Raccogliere i dati di questo fenomeno con dei criteri chiari e condivisi è tuttavia complicato. “L’assenza di una definizione di femminicidio è un problema a livello europeo, su cui si sta lavorando” afferma Biaggioni, spiegando che non solo mancano definizioni omogenee tra stati, quindi dati comparabili, ma anche che le definizioni nazionali non sempre includono tutti gli aspetti del fenomeno.
In Italia, il Ministero dell’Interno monitora i reati riconducibili alla violenza di genere attraverso i dati delle donne uccise in ambito familiare e affettivo e, tra queste, quelle uccise dal partner o ex.
Un approccio che, commenta Biaggioni, non considera ad esempio gli omicidi delle prostitute. Per avere più contesto e informazioni sui dati sul fenomeno in Italia, un’altra risorsa è l’Atlante dei femminicidi, a cura della Casa delle donne di Bologna (aggiornato al dicembre 2021).
Secondo l’ultimo report ministeriale del 5 giugno, nel 2023 sono avvenuti finora 49 omicidi di donne, di cui quasi la metà ad opera del partner o ex e l’83% in ambito familiare e affettivo. In questo tipo di delitti si osserva un forte divario di genere: se in generale gli omicidi volontari hanno più spesso vittime maschili (61%), le donne sono vittime in quasi 7 casi su 10 quando l’omicidio avviene in ambito familiare e affettivo e, tra questi, 9 volte su 10 quando l’assassino è il partner o l’ex. I dati considerati vanno da inizio 2020 a fino a inizio giugno 2023.
“È un trend stabile” dichiara Biaggioni in riferimento al numero di femminicidi, ricordando come invece il numero generale di omicidi sia in calo negli ultimi decenni.
Questi numeri ricordano che il caso Tramontano, con tutta la sua sovraesposizione mediatica che continua a generare, è solo una goccia nel mare della violenza sulle donne. “Mi piacerebbe che si riflettesse sul senso della cronaca di questi femminicidi” conclude la vicepresidente di D.i.Re, lasciando un ultimo messaggio ai media contro l’invasione “pazzesca” della privacy di Giulia Tramontano e dei suoi cari. “Mi piacerebbe che [nelle notizie] ci fosse, di volta in volta, un collegamento del perché me lo dici, perché è utile per la cronaca”.