Il boss Giuseppe Guttadauro torna in carcere, tradito dai messaggi inviati su Telegram
Giuseppe Guttadauro torna in carcere: il boss di Cosa Nostra comunicava su Telegram convinto di non essere intercettato
Il boss Giuseppe Guttadauro torna in carcere, con la pena inasprita rispetto agli arresti domiciliari che stava già scontando.
- Giuseppe Guttadauro, dai domiciliari al carcere
- Il boss tradito da Telegram
- L'indagine con Totò Cuffaro
Giuseppe Guttadauro, dai domiciliari al carcere
Era il 12 febbraio 2022 quando per Giuseppe Guttadauro, 70 anni e già primario dell’ospedale Civico di Palermo, sono stati disposti gli arresti domiciliari.
A seguito di un’indagine portata a termine dai carabinieri del Ros, coordinata dal Procuratore Paolo Guido e dai pm Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli, “il dottore” – chiamato così per via della sua professione – era stato gravemente indiziato di far parte dell’organizzazione criminale Cosa Nostra, nello specifico di essere affiliato con la famiglia dei Roccella.
La stessa ordinanza aveva raggiunto il figlio Mario Carlo. Giuseppe Guttadauro aveva ottenuto gli arresti domiciliari per via della sua età.
Il boss tradito da Telegram
A seguito di nuove indagini, tuttavia, “il dottore” avrebbe violato le restrizioni previste dal provvedimento che gli vietava di intrattenere comunicazioni con persone esterne ai coabitanti.
Secondo le indagini, infatti, Giuseppe Guttadauro avrebbe scambiato messaggi su Telegram con altre persone, convinto di non essere rintracciabile. Per questo i carabinieri del Ros, insieme al Comando Provinciale di Palermo, hanno eseguito l’ordinanza del Gip di aggravamento della misura cautelare.
Per Giuseppe Guttadauro si sono dunque aperte le porte del carcere.
L’indagine con Totò Cuffaro
Per Giuseppe Guttadauro non si è trattato della prima indagine.
Nel 2008 si concluse il processo denominato ‘Talpe alla DDA’, iniziato nel 2005, che vide coinvolti Salvatore Cuffaro, il portavoce di Bernardo Provenzano e imprenditore Michele Aiello, il maresciallo delle Fiamme Gialle Giuseppe Ciuro e il maresciallo dei carabinieri Giorgio Riolo insieme al politico Antonio Borzacchelli e, ovviamente, Giuseppe Guttadauro.
Il processo interessava una serie di fughe di notizie dalla Direzione Distrettuale Antimafia con le quali i latitanti venivano informati circa ciò che succedeva negli uffici della DDA.
Secondo la sentenza del 2008, tra Guttadauro e Cuffaro vi sarebbe stato un vero e proprio accordo politico-mafioso.
Per questo “il dottore” si trovava da anni sotto l’occhio della giustizia e delle indagini antimafia. Con il passo falso del Guttadauro, che si avvaleva di applicazioni a suo dire non intercettabile per comunicare con terzi, è arrivato l’inasprimento della pena.