Guerra in Ucraina, a chi fa comodo il conflitto? La finanza e i produttori di armi fiutano gli affari
A chi conviene il conflitto in Ucraina? Tra aziende pronte a investire sul settore della difesa e sulle armi, l'Europa prende posizione
La guerra in Ucraina tiene banco in ogni ambito, dalla stretta attualità all’economia, quest’ultima messa a seria prova nelle ultime settimane dopo i rincari su petrolio ed energia elettrica. Il conflitto, che ormai va avanti da settimane tra Kiev e le città ucraine, tiene tutti col fiato sospeso, ma c’è anche chi è pronto a delle mosse finanziarie importanti per far girare la ruota dalla propria parte.
Guerra in Ucraina, a chi fa comodo?
Nelle ultime settimane, dopo lo scoppio del guerra in Ucraina a causa dell’invasione russa, c’è chi ha cominciato a farsi i conti in tasca per poter sfruttare al meglio la situazione bellica nel presente e in un futuro. A muoversi, ad esempio, è stata a banca svedese SEB che ha autorizzato alcuni fondi a investire in aziende che operano nel settore della difesa.
La Svezia ha infatti dato l’ok per questo tipo di investimento, ma limitando le operazioni a quelle società che sono direttamente produttrici di armi. Da Stoccolma è infatti arrivato il via libera agli investimenti in quelle società che generano più del 5% dei loro ricavi dal settore della difesa.
Non solo la Svezia nei paesi che si interessano ad investimenti di questo tipo, ma anche altri Paesi dell’Unione Europea che stanno monitorando la situazione per capire quando e come intervenire sulla questione.
La finanza e i produttori di armi fiutano affare
Qualche settimana fa la Commissione Europea ha reso pubblico il cosiddetto “Rapporto sulla tassonomia sociale”, documento in cui sono elencati i tipi di attività che potrebbero essere ritenute socialmente sostenibili. Nella lista sono incluse linee guida su retribuzione e uguaglianza di genere, ma anche una blacklist che al momento include sigarette e beni prodotti sfruttando lavoro forzato.
Al momento non c’è nulla riguardante la questione delle armi, ma i lobbisti provano a imporre i propri interessi per spingere a una decisione sulla “sostenibilità sociale” del loro lavoro in favore della difesa. Ci vorranno di certo tanti anni prima di arrivare a una decisione, ma il potere di questa cerchia si fa sentire oggi ancora di più.
L’ex Finmeccanica Leonardo in passato aveva infatti chiesto che la produzione e commercializzazione di armi rientrasse tra le attività ritenute sostenibili dall’Europa.
La posizione della Commissione Europea sulla guerra
Ma qual è la posizione della Comunità in merito? L’organo ha comunicato la propria intenzione di ascoltare e accogliere alcune delle argomentazioni dell’industria della difesa, ma con l’obiettivo di garantire che “le iniziative sulla finanza sostenibile rimangano coerenti con gli sforzi dell’Unione europea” per facilitare un accesso sufficiente dell’industria della difesa europea ai finanziamenti e agli investimenti.