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Governo Meloni nel mirino per l’emergenza migranti, duro attacco della sindaca Katia Tarasconi: l’intervista

Proseguono i ricollocamenti dei rifugiati in tutta Italia: numeri record in Emilia Romagna, dove i comuni chiedono lo stato d’emergenza

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Federico Casanova

GIORNALISTA

Giornalista professionista, esperto di politica, economia e cronaca giudiziaria. Collabora con importanti realtà editoriali e testate giornalistiche. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia. Ha svolto il ruolo di ufficio stampa per diverse campagne elettorali locali e nazionali.

Solamente negli ultimi sette giorni, a Piacenza sono arrivati 19 migranti. In totale, sono 45 le persone accolte sul territorio comunale da inizio agosto. Numeri che si sommano a quelli molto simili di giugno e luglio: da inizio estate, nel capoluogo più occidentale dell’Emilia Romagna sono oltre un centinaio gli individui convogliati per effetto del sistema di redistribuzione nazionale.

Emergenza migranti, l’allarme di Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza: “Non ci sono strutture sufficienti per accogliere tutti”

“Non è una situazione facile” ammette Katia Tarasconi, eletta sindaco di Piacenza nel giugno del 2022. È lei che – assieme agli assessori competenti e alla Prefettura, in costante coordinamento con i vertici della Regione Emilia Romagna – sta gestendo una situazione di emergenza per l’arrivo senza sosta di migranti all’interno del comprensorio comunale.

Ad oggi, in città il numero di rifugiati presenti è di circa 670: un dato che supera di gran lunga il totale complessivo registrato, ad esempio, in tutto l’anno 2022. “La vera emergenza è quella dei minori stranieri non accompagnati” afferma la prima cittadina, che ha accettato di raccontare queste giornate estive di lavoro intenso in un’intervista esclusiva a Virgilio Notizie.

Emilia Romagna in emergenza per l’arrivo senza sosta di migranti : parla Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza

Katia Tarasconi, in tutta Italia stiamo assistendo a gravi difficoltà nella gestione dei migranti: qual è la situazione oggi nel suo comune?

“La situazione a Piacenza non è diversa da quella di tanti altri comuni capoluogo, e non solo, della nostra regione. Ma anche della vicina Lombardia. Facciamo parte di un territorio appetibile per chi cerca di migliorare le proprie condizioni di vita e la conseguenza diretta è che nelle nostre zone i flussi di migranti siano maggiori che altrove. Con tutto quello che ne consegue a livello di gestione. Non è una situazione facile”.

Quali sono le problematiche più urgenti da affrontare?

“Le problematiche più urgenti riguardano i minori stranieri non accompagnati. Il numero di questi giovani, spesso giovanissimi, è aumentato esponenzialmente a partire dal secondo semestre del 2022 ed è ulteriormente incrementato quest’anno. Pensi che nei primi sei mesi del 2023 avevamo già raggiunto il 70% del totale degli arrivi dell’anno precedente”.

Ci sono strutture sufficienti per accogliere tutte le persone giunte a Piacenza?

“No, le strutture attualmente presenti nel comune di Piacenza non sono sufficienti a reggere l’impatto dei nuovi arrivi, il cui numero, come accennato, è in costante crescita. E il problema riguarda soprattutto i minori. Tant’è che in questo momento ci sono tanti di questi ragazzi che sono stati collocati in comunità fuori dal nostro territorio ma sempre a carico del nostro ente”.

L’emergenza nell’emergenza sembra essere quella dei minori non accompagnati: su questo punto come vi state muovendo?

“Confermo, quella dei minori stranieri non accompagnati è la vera emergenza. Questi giovani richiedono un’assistenza diversa e ben più complessa rispetto ai migranti adulti. Peraltro, in base alla nostra esperienza diretta, si tratta perlopiù di giovani tra i 16 e i 18 anni spesso provenienti da situazioni difficili, con storie personali complicate. Arrivano qui con aspettative di un certo tipo e capita invece che si scontrino con una realtà più complessa di come l’avevano immaginata. La gestione di questi ragazzi richiede uno sforzo notevole. Ne deve essere consapevole il governo centrale che non può demandare ai singoli comuni l’organizzazione di un’accoglienza che si compone di mille fattori diversi”.

Cosa pensate di fare nel breve termine?

“Per far fronte a queste esigenze specifiche, il nostro ente ha attivi contratti di servizio con la società pubblica ASP Città di Piacenza per la gestione di due comunità socioeducative, che al momento sono entrambe al competo. Abbiamo anche attivato collaborazioni con altre comunità e soggetti, sia nel nostro territorio sia fuori, attraverso dispositivi di inserimento individuale. Si è fatto ricorso anche ad un centro diurno, sempre per offrire adeguata assistenza a questi giovani. Parliamo di attività di mediazione culturale, di alfabetizzazione e di integrazione sociale”.

Quindi la situazione sta tornando alla normalità?

“No, tutto questo non basta. Tant’è che abbiamo approvato l’attuazione di misure straordinarie per far fronte al flusso crescente di arrivi. Consistono nella pubblicazione di una manifestazione di interesse a cui seguirà in questi giorni un bando per la ricerca di una struttura di accoglienza e di un soggetto qualificato che si occupi della gestione. Infine abbiamo in programma l’apertura di una terza comunità socioeducativa. La ristrutturazione dei locali è in corso e riteniamo possa essere attiva a partire dal 2024”.

I comuni dell’Emilia Romagna sono tra i più coinvolti nella redistribuzione dei migranti: ha avuto modo di confrontarsi con i colleghi delle altre città in regione? E con quelli del comprensorio provinciale?

“Il confronto con i colleghi degli altri in regione è costante. Siamo tutti sulla stessa barca, indipendentemente dal “colore” politico. E naturalmente sono in contatto anche con i sindaci della provincia; le problematiche sono comuni e condivise. Si tratta di trovare criteri adeguati e soluzioni efficaci, purtroppo sempre in emergenza. Ed è questo il problema, a cui si somma quello dei costi: ogni anno è salatissimo il “conto” che il Comune deve pagare per farsi carico di situazioni emergenziali costanti”.

Diversi esponenti della maggioranza di governo e lo stesso Viminale accusano i governatori delle regioni per non aver chiesto lo stato di emergenza. Secondo lei sarebbe opportuno farlo?

“L’emergenza che riguarda i nostri territori è evidente e il governo ne è perfettamente a conoscenza perché dai sindaci e dal nostro presidente di Regione vengono costantemente informati. Nascondersi dietro alla burocrazia e ai formalismi non aiuta nessuno”.

Che cosa accadrà adesso? E lei che cosa auspica da parte dell’esecutivo?

“Che cosa accadrà adesso non glielo so dire. Per i minori stranieri non accompagnati esiste l’obbligo tassativo di gestirne l’accoglienza in carico ai Comuni. Un obbligo che noi a Piacenza, e sono certa che sia così anche altrove, percepiamo anche e soprattutto come un obbligo morale. Ma non possiamo essere lasciati soli dal governo. Nel nostro territorio ci stiamo confrontando a tutti i livelli con spirito di collaborazione, ma non è semplice fare i conti con i posti e le strutture che scarseggiano. Di recente, nel rispondere al Prefetto che chiedeva conto della situazione nel nostro Comune, ho fatto presente che le comunità sono a livello di saturazione e ho proposto di valutare la distribuzione dei nuovi arrivi sui tre distretti della provincia. Il Prefetto farà il possibile per trovare una soluzione adeguata, ma il problema è nazionale. Allo stato attuale siamo al paradosso: è il governo che chiede aiuto ai Comuni, quando dovrebbe essere il contrario”.

Dalla gestione dell’emergenza per l’alluvione in Romagna fino alle ultime tematiche che abbiamo trattato: quella del 2023 si sta rivelando un’estate molto complicata per Stefano Bonaccini. Crede che nel 2025 la regione possa essere contendibile dal centrodestra?

“In ogni tornata elettorale, per definizione, sono contendibili i ruoli per cui si è chiamati a votare. È la democrazia. Ma sono certa che – proprio dalla gestione delle emergenze che ha citato, prima di tutto quella dell’alluvione in Romagna – siano emerse ancora una volta le qualità di Stefano Bonaccini. Qualità amministrative e, me lo lasci dire, anche passione personale e spirito di servizio. Gli si può dire tutto, ma che sia sempre in prima linea non è in discussione. Ho lavorato con lui quando ero consigliera regionale e insieme abbiamo affrontato momenti davvero duri, soprattutto legati alla pandemia. Bonaccini è un ottimo presidente e i cittadini, anche quelli che non l’hanno votato, lo sanno benissimo”.

Emergenza migranti, i numeri dei ricollocamenti in Emilia Romagna e il confronto con gli anni precedenti

Se non fosse che Piacenza è la quarta città italiana per contribuenti stranieri (sintomo che il cosiddetto “sistema di accoglienza e integrazione” qui funziona), ci sarebbe da preoccuparsi osservando il confronto tra il 2023 e gli anni precedenti per quanto riguarda le presenza di persone rifugiate. Come detto, ad oggi i migranti accolti sul territorio comunale sono 670, oltre 250 in più rispetto allo stesso periodo del 2022 e del 2021.

In un contesto in cui i comuni chiedono all’esecutivo di non essere lasciati soli nella gestione dell’emergenza, c’è anche chi – come la deputata reggiana Ilenia Malavasi, eletta con il Partito Democratico – lancia una provocazione: “Da Piacenza a Parma, da Bologna a Reggio Emilia, passando per Modena, tutti i capoluoghi emiliano romagnoli registrano un arrivo di nuovi rifugiati che supera di gran lunga le cento unità. L’unico comune con appena una sessantina di migranti è Ferrara, amministrata dal centrodestra: sarà un caso oppure il governo vuole mettere in difficoltà i sindaci di centrosinistra?

Fonte foto: ANSA

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