Giornata mondiale per i diritti dei migranti: cos'è e perché l'Italia non ha mai ratificato la Convenzione
Adottata per la prima volta nel 2000, a 10 anni dalla ratifica della Convenzione, la giornata ha l'obiettivo di sensibilizzare sulle condizioni dei lavoratori migranti
Gli sbarchi di nuovi migranti sulle coste italiane è notizia all’ordine del giorno da anni, con centinaia di persone che ogni giorno mettono piede sulla terraferma del Bel Paese dopo lunghi e pericolosi viaggi via mare. Nonostante i diversi tentativi di porre fine al flusso da parte del Governo, il meccanismo continua ad andare avanti e ogni anno sono migliaia i migranti che arrivano in Italia e che, dopo lo stallo nei centri d’accoglienza, provano a rimboccarsi le maniche per dare il proprio contributo nella società che li ha accolti.
Sono tanti i migranti che decidono di guadagnarsi il proprio posto nella società italiana lavorando e mettendosi a disposizione, ma purtroppo non sempre sono ripagati con la stessa onestà da parte dei datori di lavoro. Con nuove braccia pronte a lavorare, infatti, quello dei “lavoratori venuti da lontano” è quasi sempre un lavoro sottopagato, se non addirittura in nero, con orari al limite e situazioni che più volte sfociano in tragedia nei campi al freddo dell’inverno o sotto il sole cocente dell’estate.
Per questo motivo da parte dell’Onu è nata tanti anni fa una giornata dedicata ai migranti e ai loro diritti, la Giornata internazionale per i diritti dei lavoratori migranti che si festeggia ogni anno il 18 dicembre. E anche quest’anno, per il 22° anno di fila, quella di domenica 18 dicembre 2022 sarà una giornata volta a sensibilizzare la popolazione mondiale su un argomento che ancora oggi risulta essere poco considerato.
- Giornata internazionale per i diritti dei migranti, la storia
- La Convenzione per i diritti e la mancata ratifica italiana
- I lavoratori migranti in Italia
- Perché si celebrano le giornate internazionali e chi le decide
Giornata internazionale per i diritti dei migranti, la storia
Per comprendere al meglio il perché sia stata istituita una giornata internazionale per sensibilizzare sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici migranti bisogna fare un passo indietro. La giornata è stata istituita nel 2000 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che ha scelto il 18 dicembre come giornata simbolica in quanto, nel 1990, era stata adottata la risoluzione sulla Convenzione Internazionale per la protezione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie.
La giornata è stata istituita con l’obiettivo di sensibilizzare l’intera popolazione sulle condizioni dei lavoratori migranti che purtroppo, sempre più spesso all’epoca e anche oggi, vengono sfruttati. Dopo numerosi eventi avversi che si erano susseguiti negli anni, la scintilla che ha fatto innescare la necessità di tutelare questi lavoratori arrivò nel 1972 quando un camion che avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire ebbe un incidente sotto il tunnel del Monte Bianco nel quale persero la vita 28 lavoratori originari del Mali.
Nascosti nel camion, viaggiavano da giorni verso la Francia alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita. La notizia della tragedia indusse quindi le Nazioni Unite ad occuparsi delle condizioni dei lavoratori migranti istituendo un gruppo di lavoro col compito di redigere una documentazione per tutelarli.
La Convenzione per i diritti e la mancata ratifica italiana
I lavori per mettere nero su bianco la Convenzione iniziarono solo qualche anno più tardi, nel 1979, quando l’Assemblea Generale dell’Onu diede il compito della redazione del documento che potesse contemperare le posizioni dei Paesi di provenienza dei flussi migratori e quelle dei Paesi destinatari.
Dopo anni di lavoro e di perfezionamenti, la Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie vede la luce il 18 dicembre 1990, con l’entrata in vigore slittata a tredici anni dopo nel 2003 al raggiungimento del numero minimo di ratifiche previsto.
La Convenzione riconosce la specifica situazione di vulnerabilità dei lavoratori migranti e promuove condizioni di lavoro e di vita dignitose e legittime, fornendo una guida per l’elaborazione di politiche nazionali in materia di migrazione basate sul rispetto dei diritti umani e proponendo una serie di disposizioni per combattere gli abusi e lo sfruttamento dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie nel corso del processo migratorio.
All’interno del documento, nello specifico, si trova anche la definizione internazionale di “lavoratore migrante” con l’obiettivo di prevenire lo sfruttamento e mettere fine ai movimenti clandestini o illegali, stabilendo le condizioni minime di riconoscimento e accettazione del migrante a livello universale.
Dal 1990 a oggi, purtroppo, la Convenzione ha ricevuto soltanto 47 ratifiche tra le quali manca quella dell’Italia. Ad aver adottato il documento, infatti, sono principalmente i Paesi di provenienza dei flussi migratorii. Il nostro Paese, va sottolineato, non è l’unico del Vecchio Continente a non aver adottato la Convenzione. Nel 2010 le Nazioni Unite hanno anche lanciato una campagna globale per promuoverne la ratifica, ma senza successo.
I lavoratori migranti in Italia
Secondo un recente rapporto della Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del MLPS, in Italia gli occupati stranieri sono 2,3 milioni, circa il 10% del totale. Dopo aver sofferto più degli italiani nel 2020 l’impatto della pandemia, lo scorso anno i lavoratori migranti hanno fatto registrare anche performance migliori, con una crescita del 2,4% degli occupati.
Spesso visti di cattivo occhio, con fenomeni discriminanti e irragionevoli da parte di molti italiani, il migranti hanno sempre più un ruolo di rilievo nella società. Il contributo lavorativo degli immigrati è infatti ormai indispensabile nella struttura del nostro mercato del lavoro, per il quale non è realisticamente immaginabile un futuro senza queste nuove risorse. Ma nonostante la loro disponibilità e il loro lavoro, spesso i migranti vengono sfruttati da famiglie ed aziende attraverso il fenomeno del lavoro in nero, discriminate per la loro provenienza e vittime di pregiudizi e stereotipi tanto da divenire oggi il simbolo della violazione dei diritti umani non solo in Italia, ma nel mondo in generale.
Perché si celebrano le giornate internazionali e chi le decide
Quella del 18 dicembre sui diritti dei lavoratori migranti non è che una delle tante giornate internazionali adottate nel corso degli anni. Esistono infatti oltre 140 giornate internazionali nel calendario delle Nazioni Unite che hanno deciso di adottare questi giorni per sfruttare l’occasione per informare le persone su questioni importanti, per mobilitare le forze politiche nell’incanalare le risorse per risolvere problemi globali e per celebrare e rafforzare i successi dell’umanità.
L’esistenza delle giornate internazionali precede la fondazione delle Nazioni Unite, ma l’ONU le ha adottate come potente strumento di sostegno. Ogni giornata mondiale infatti offre l’opportunità a molti attori di organizzare attività inerenti alla tematica del giorno, con le organizzazioni e gli uffici del sistema delle Nazioni Unite e soprattutto i governi, le società civili, i settori pubblici e privati, le scuole, le università e, più in generale, i cittadini che rendono la giornata internazionale un trampolino per azioni di sensibilizzazione.
A stabilire la data per una giornata internazionale è l’Assemblea Generale, l’organo più rappresentativo dell’Organizzazione. Le giornate internazionali vengono proposte dagli Stati Membri all’Assemblea Generale dell’ONU e successivamente la stessa Assemblea decide per consenso se adottarla, stabilendo un giorno particolare.
I temi delle giornate internazionali sono sempre collegati ai principali campi d’azione delle Nazioni Unite, ossia:
- il mantenimento della pace internazionale e della sicurezza
- l’avanzamento dello sviluppo sostenibile
- la difesa dei diritti umani
- la garanzia del diritto internazionale e gli interventi umanitari