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Giornata mondiale del Sonno venerdì 14 marzo: quanti italiani soffrono di insonnia e quali sono i rischi

Il 14 marzo è la Giornata mondiale del Sonno, in Italia sono tanti a dormire male: quali sono i rischi secondo la professoressa Carolina Lombardi

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eleonora lorusso

Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Il 14 marzo è la Giornata mondiale del Sonno, e i dati parlano chiaro: 1 italiano su 5, ossia il 20%, soffre di insonnia in modo episodico. Il 6-7% convive con quella cronica. A complicare la situazione ci sono anche i disturbi del sonno, che non equivalgono necessariamente alla mancanza di riposo. Può capitare, infatti, di avere a che fare con le cosiddette parasonnie, come il sonniloquio (parlare nel corso del sonno), il sonnambulismo o il disturbo comportamentale del sonno Rem, cioè quella condizione in cui si vive il proprio sogno da protagonisti, con tanto di movimento energici del corpo. Carolina Lombardi, direttrice Centro Medicina del Sonno dell’istituto Auxologico Italiano IRCCS e professoressa associato all’Università degli Studi di Milano Bicocca, spiega a Virgilio Notizie quali sono i rischi del dormire male e svela i consigli per provare a dormire bene.

Sempre meno sonno, in quantità e qualità

Sempre più persone si svegliano al mattino con la sensazione di non aver riposato bene, indipendentemente dalle ore dormite.

Spesso, poi, anche la durata del sonno si riduce, a causa di stili di vita che, specie nella società occidentale, portano ad allungare le giornate per ritagliarsi spazi per la socialità, come nel caso degli aperitivi in compagnia, o per dedicarsi a sport o ancora, semplicemente, per terminare il lavoro arretrato.

Da qui l’appello degli esperti, in occasione della Giornata mondiale del sonno, affinché si dedichi maggiore attenzione ai ritmi biologici.

Il rischio di un circolo vizioso

La mancanza di un sonno adeguato in termini qualitativi e quantitativi, infatti, può portare a maggiore irritabilità di giorno, ma anche ad ansia, preoccupazione e, non da ultimo, depressione.

A loro volta possono alimentare l’insonnia notturna in un circolo vizioso non salutare.

A influire sulla qualità del sonno, inoltre, possono esserci fattori ambientali come l’inquinamento luminoso e acustico (outdoor), specie nelle grandi città, o comportamenti errati, come un uso prolungato di smartphone e device fino a tarda ora. In questo caso i più colpiti sembrano essere i giovani.

L’intervista a Carolina Lombardi

L’insonnia sembra aumentare, soprattutto nella società occidentale, spesso costretta a ritmi frenetici di giorno e portata ad aumentare la durata stessa della veglia, per dedicarsi ad attività sociali e ludiche. Questa “sensazione” trova riscontro nei dati e nelle ricerche in questo campo?

“Assolutamente sì. Il nostro stile di vita progressivamente ha portato a una riduzione del tempo che dedichiamo al sonno, con riduzione quindi delle ore di sonno che ci concediamo. Coloro sono chiamati i brevi dormitori, per costituzione, ovviamente si adattano più facilmente a un tempo di veglia prolungato, legato a esigenze sociali economiche o familiari. Ma i lunghi dormitori con il tempo possono sviluppare una privazione cronica di sonno dannosa per la salute.

Quali possono essere le conseguenze per questi ultimi?

“La privazione cronica di sonno è potenzialmente associata all’insorgenza di sonnolenza diurna con addormentamenti, non sempre avvertiti in anticipo prima che si presentino, e non procrastinabili: può capitare, quindi, che arrivino in momenti inappropriati della giornata e durante le comuni attività quotidiane”

Cosa incide maggiormente sull’insonnia? Quali le principali cause?

“Sull’insonnia incide il nostro stile di vita in generale e soprattutto l’esposizione alla luce. Per dormire bene dovremmo stare in ambienti ben illuminati di giorno e completamente al buio di notte. Inoltre, incidono su qualità e quantità di sonno anche gli orari e la composizione dei pasti, l’attività fisica, il nostro tono dell’umore”.

Che differenza c’è tra insonnia e disturbi del sonno?

“L’insonnia è un disturbo del sonno. La classificazione internazionale dei disturbi del sonno (ICSD) prevede proprio la dicitura di disturbo da insonnia cronica, che ingloba tutte le condizioni di riduzione del tempo totale di sonno non attribuibili ad altre cause”.

Quali sono le principali conseguenze negative della mancanza di un adeguato sonno di qualità (e in quantità)?

“Le conseguenze della privazione di sonno riguardano tutto l’organismo. Tra gli effetti più rilevanti c’è un’accentuazione del rischio di sviluppare sovrappeso e obesità. Inoltre incrementa il rischio cardiovascolare e cerebrovascolare, riduce le performances cognitive e aumenta il rischio di patologie che alterano la nostra capacità mnesica, cioè di memoria. Riduce anche le nostre difese immunitarie e aumenta l’infiammazione, il rischio di disturbi del tono dell’umore e di sindromi associate a dolore cronico”.

Chi è più colpito da problemi legati al sonno, che fasce d’età? Penso agli anziani, ma anche ai giovani, seppure per motivi differenti…

“In età diverse si può soffrire di diversi disturbi del sonno per motivi differenti. Fisiologicamente con l’età cambia la durata del sonno, la composizione in fasi e la distribuzione circadiana del sonno. Aumentano anche le prevalenze della maggior parte dei disturbi del sonno tra i quali quelli del respiro, l’insonnia vera e propria e alcune parasonnie, soprattutto quelle del sonno REM. Viceversa, i giovani soffrono più spesso di parasonnie del sonno NREM, ma sempre più spesso sviluppano disturbo del ritmo circadiano o vera e propria insonnia legata ad abitudini scorrette”.

Esistono differenze di genere nei problemi legati a insonnia e disturbi del sonno?

“Sì, le differenze di genere riguardano per prima cosa la prevalenza dei diversi disturbi del sonno: per esempio, le apnee notturne colpiscono di più il sesso maschile, mentre le donne ne risultano affette in misura maggiore dopo la menopausa. Al contrario, l’insonnia colpisce più spesso il sesso femminile, così come la sindrome delle gambe senza riposo. Le differenze di genere, però, riguardano anche la sintomatologia: le apnee notturne nelle donne hanno delle manifestazioni meno tipiche, per cui molto spesso la diagnosi è più complessa e richiede un approccio molto personalizzato”.

Carolina Lombardi, quali consigli dare a chi soffre di insonnia?

“L’insonnia negli ultimi anni viene definita dalla teoria delle tre P, cioè fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori perpatuanti. La P su cui si può agire di più è quella dei fattori perpetuanti, quindi è molto utile non innescare circoli viziosi: per esempio, un rischio è rappresentato dal fai-da-te farmacologico. È importante, quindi, cercare di evitare di indursi pensieri disfunzionali rispetto al sonno: l’ansia di non riuscire a dormire bene che inizia quando ci avviciniamo al letto è sicuramente foriera di una cattiva nottata a seguire. Inoltre, bisogna cercare di avere abitudini regolari, alimentazione sana, esporsi correttamente alla luce e svolgere attività fisica aerobica con regolarità, che induce a un sonno migliore e più ristorante”.

Fonte foto: iStock

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