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Gaspare Mutolo, il pentito sull'arresto di Matteo Messina Denaro: "Mi è sembrato un appuntamento"

Secondo Mutolo l'arresto del boss "è stata una messa in scena" e il covo "è stato sapientemente ripulito prima dell'arrivo dei carabinieri"

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Roberto Vivaldelli

GIORNALISTA

Giornalista professionista esperto di relazioni internazionali e geopolitica, scrive anche di attualità, cultura ed economia. Collaboratore di diverse testate nazionali, ha scritto due libri e curato la pubblicazione in italiano di un saggio del politologo statunitense John J. Mearhseimer.

Dichiarazioni molto forti quelle del collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Secondo l’ex mafioso, infatti, l’arresto del boss di Cosa Nostra aveva tutta l’aria di essere un “appuntamento”.

Le parole del pentito

Il pentito è stato ospite del programma “Non è l’Area” di Massimo Giletti, nella puntata andata in onda domenica 29 gennaio.

“L’arresto di Messina Denaro mi è sembrato più un appuntamento, non c’era la concitazione vista in altri arresti di grandi boss” ha affermato Mutolo.

“Il covo è stato ripulito prima dell’arrivo dei Carabinieri”

Il 27 gennaio il pentito ha rilasciato un’intervista all’agenzia Adnkronos nella quale ha affermato che l’arresto del boss Matteo Messina Denaro “è stata una messa in scena” e il covo “è stato sapientemente ripulito prima dell’arrivo dei carabinieri“.

Tanto è vero, ha aggiunto, che alla fine “gli investigatori hanno trovato solo quello che lui voleva si trovasse, cioè poca roba. Mica hanno trovato l’agenda rossa di Paolo Borsellino…”.

La cattura del capomafia? “Il risultato di un accordo” ha sottolineato Mutolo.

Il covo di Matteo Messina Denaro

Chi è il collaboratore di giustizia

Ma chi è Gaspare Mutolo? Nato a Palermo il 5 febbraio 1940, come ricorda il Corriere dell’Umbria da ragazzo fu arrestato per piccoli furti e dietro alle sbarre conobbe Totò Riina con cui Asparinu (questo il suo soprannome) rimase insieme in cella per otto mesi.

Nel 1973 fu scarcerato ed entrò a far parte di Cosa Nostra, diventando uno dei più stretti collaboratori e autista personale di Riina.

All’interno della mafia fu anche un trafficante di droga e autore di vari crimini. Nel Maxiprocesso fu condannato a dieci anni di reclusione e decise di pentirsi, diventando così collaboratore di giustizia.

Nel 1993 fu condannato a nove anni di carcere. Scontata la pena, vive da uomo libero sotto il Servizio sociale di protezione. È un amante della pittura e dipinge quadri.

Fonte foto: ANSA

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