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Gabriele Muccino contro Gennaro Sangiuliano, il regista attacca l'ex ministro: "Ha distrutto il cinema"

Il regista Gabriele Muccino durissimo contro l'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: al centro della polemica l'utilizzo del potere e la nuova legge sul cinema

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il regista Gabriele Muccino non ci gira attorno e accusa Gennaro Sangiuliano di avere “messo in ginocchio il cinema italiano”. L’ex ministro della Cultura viene rimproverato di avere alimentato un clima di autocensura che avrebbe portato numerosi artisti a tacere per paura di essere epurati. Ma la critica arriva anche nel merito delle scelte strategiche che sono state fatte nell’industria cinematografica.

Muccino contro Sangiuliano

Gabriele Muccino è in attività dal 1997 e finora raramente si era interessato alla polemica politica. Ma dopo l’intervento di Nanni Moretti contro la “nuova pessima legge sul cinema” anche Muccino ha deciso di dire la sua.

Il regista e sceneggiatore ha utilizzato Instagram per denunciare la “pretestuosa, confusa, incompleta e cavillosa, nuova legge sul tax credit che ha frenato e bloccato decine di progetti cinematografici”. Il resto è arrivato con un’intervista rilasciata alla Stampa:

Sangiuliano si é dimostrato un uomo dalle piccole qualità, in ogni espressione che toccasse l’arte e la cultura, di cui il nostro Paese é da secoli il maggior produttore al mondo. L’ha gestita calpestando tutto con arroganza. Da un’occupazione altissima – non si erano mai visti cosi tanti set come negli ultimi quattro anni – a una disoccupazione altissima. Oggi le grandi produzioni scelgono di andare in altri Paesi…

La nuova legge sul cinema

Il governo, sotto la spinta di Gennaro Sangiuliano, annunciò una nuova legge sul cinema per frenare gli appetiti di quei produttori e registi che, cavalcando l’onda delle sovvenzioni pubbliche, intascavano generosi compensi per produrre film che al botteghino si rivelavano essere dei clamorosi flop.

Gabriele Muccino non nega l’esistenza del problema, ma ritiene che il rimedio proposto dal governo sia stato iniquo ed eccessivo.

Gabriele Muccino.

Per Muccino prima “era troppo larga la manica di attribuzione del tax credit a produttori ‘parvenu’ che accedevano ai fondi senza avere a cuore l’esito del film ma solo il maxi ricavo. In altre parole al film lasciavano una minima quota e il resto se lo intascavano”.

Ma il governo avrebbe utilizzato l’accetta quando invece sarebbe bastato il bisturi: “Per questi dieci ladri di galline – i soliti furbetti che arrivano ovunque giri il denaro – hanno deciso di punire l’intero settore compresi i cineasti con passione e prestigio internazionale, come dimostrano i premi che continuiamo a ricevere nei festival”.

Muccino e l’autocensura degli intellettuali

Finora, dopo Moretti, si è esposto solo Muccino. Secondo il regista de “L’ultimo bacio” e “L’estate addosso” il motivo è che questo governo porterebbe moltissimi artisti all’autocensura: “Abbiamo visto troppe epurazioni di persone scomode, prima di parlare ci si pensa due volte”.

Un altro dei rari interventi di Muccino nel dibattito pubblico risale a quando, ai tempi della pandemia, criticò i Dpcm che a suo dire avrebbero messo a rischio il cinema. Successivamente criticò l’eccessiva presenza dei virologi in tv.

Fonte foto: IPA

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