Muccino: "Nauseato dai virologi in tv", la reazione di Burioni
Covid e virologi: Gabriele Muccino critica duramente gli esperti, Roberto Burioni risponde a tono
Gabriele Muccino, regista cinematografico pluripremiato in Italia e a livello internazionale, nelle scorse ore è balzato su Twitter ed ha ‘sputato’ un cinguettio infuocato contro i virologi ‘televisivi’. A rispondere all’artista ci ha pensato Roberto Burioni, a cui non è sfuggito il tweet. Anzi, gli è andato proprio di traverso. Da qui la replica dura.
“Passata questa pandemia – scrive Muccino -, avrò nausea nel vedere un virologo o ‘pseudo’ in TV. Con la loro irrefrenabile e contraddittoria ansia da protagonismo hanno confuso un popolo intero togliendo proprio alla scienza e a quei pochi di loro affidabili, la cosa più sacrosanta, la credibilità”.
“Ogni ‘virologo’ è responsabile di quello che ha detto. Se qualcuno dice che 2+2 fa 5 e un altro gli ribatte che fa 4 lei non può metterli sullo stesso piano e lamentarsi perché l’aritmetica perde di credibilità”. Così Burioni ha replicato al regista.
Massimo Galli: “Non sono catastrofista”
Nelle scorse ore, uno dei virologi più quotati e più presenti in tv, Massimo Galli, ha fatto retromarcia in riferimento a quanto da lui stesso dichiarato quando l’esecutivo Draghi diede l’ok lo scorso 26 aprile alle riaperture con gradualità. Secondo Galli la mossa era troppo spericolata e rischiosa. Dopo circa un mese, però, alla luce del netto miglioramento della situazione pandemica italiana, l’infettivologo ha dichiarato con gioia che lo scenario da lui prospettato non si è fortunatamente realizzato.
Intervistato dal Corriere della Sera, Galli ha però rigettato l’etichetta da ‘catastrofista’ che qualcuno gli ha assegnato: “Direi che per motivi molto politici e poco nobili questa etichetta è stata appiccicata addosso a me e ad altri miei colleghi dai giornali di destra. Ma tra l’essere ottimisti per piacere, in assenza di dati, come fanno i ‘riduzionisti’ e raccontare come stanno davvero i numeri passando per catastrofisti c’è differenza”.