Estremista americano in Polonia con 62 bambini ucraini: è giallo, sospetti sulle sue vere intenzioni
Un suprematista americano, noto per le sue posizioni fondamentaliste cristiane, ha portato in Polonia 62 orfani ucraini provenienti da Mariupol
Sta provocando preoccupazione a livello internazionale lo strano caso di Matt Shea, suprematista ed esponente dell’estrema destra americana, che avrebbe rapito una sessantina di bambini ucraini provenienti dall’orfanotrofio di Mariupol, tra le città più colpite dai bombardamenti della Russia.
L’uomo, accusato di terrorismo negli Usa per tre separate vicende e per aver tentato di instaurare una teocrazia, starebbe cercando di mandare i piccoli negli Stati Uniti per farli adottare.
Chi è Matt Shea e perché preoccupa la sua azione di “volontariato”
A destare preoccupazione è il fatto che Matt Shea, che ora si trova in un piccolo paesino della Polonia insieme ai 62 minori, ha rifiutato di far vedere i bambini alle autorità e ai volontari che aiutano i profughi.
Ex membro del Congresso dello stato di Washington, dove ha ricoperto la carica di parlamentare dal 2009 al 2021, nonostante le inchieste che lo hanno coinvolto nel 2019 e nonostante le pesanti accuse di terrorismo, ha poi rinunciato alla carica. In quegli anni ha sposato una donna di origine ucraina.
Ora si trova in Polonia, a Kazimierz Dolny, dove è stata aperta un’indagine per capire il suo ruolo e i suoi rapporti con le famiglie dei bambini ucraini e l’orfanotrofio di Mariupol.
L’uomo avrebbe dichiarato di operare con la ong Loving families and homes for orphans, della quale però gli amministratori della cittadina polacca non hanno informazioni.
I dubbi degli amministratori polacchi sul “pifferaio nero” Matt Shea
Weronika Ziarnicka, portavoce dell’ufficio del sindaco della cittadina, ha spiegato al Seattle Times di essersi insospettita per la mancanza di informazioni che riguardano la onlus e di nutrire forti preoccupazioni per il passato di Matt Shea e sul suo manifesto in cui parla delle “basi bibliche della guerra“.
“Dopo aver letto quel manifesto mi sono chiesta che cosa sarà di questi bambini quando arriveranno negli Stati Uniti”, ha dichiarato la donna allo Spokesman Review, aggiungendo di essersi rivolta al Dipartimento di Stato degli Usa per ulteriori chiarimenti.
“Io gli ho chiesto più volte che ne sarà di questi bambini, e lui mi ha risposto che non sono affari miei“, ha dichiarato ancora la donna nelle interviste, come riporta Il Messaggero.
La replica di Matt Shea alle accuse mosse dalla cittadina polacca
Matt Shea ha replicato via YouTube, nel canale del pastore Pawel Chojecki, noto per le sue posizioni di estrema destra, per dichiarare che si tratta solo di “bugie e voci” e che non intende “vendere i bambini” vittime dei bombardamenti di Mariupol.
La notizia sarebbe solo “propaganda russa” che sta trasformando “una cosa così buona in una cattiva”. Ha spiegato poi di fornire “assistenza medica e psicologica” per i bambini che sono ospitati in una struttura con “campi da basket e di calcio e un maneggio”. Ma sulla stampa l’uomo è già chiamato “il pifferaio nero“.