Dominique Pelicot e gli stupri di Mazan, che droga ha dato alla moglie Gisèle per costringerla a subire abusi
Gisèle Pelicot costretta a subire stupri dal marito: che droga ha usato l'uomo e che effetti hanno sulle persone, intervista all'esperto
La Francia, ma non solo, è scossa dalla tragedia subita da Gisèle Pelicot, costretta a subire abusi per quasi un decennio. Violenze organizzate dal marito Dominique, condannato a 20 anni con l’accusa di stupro aggravato. La giuria del tribunale penale di Vauclus, presso Avignone, lo ha giudicato colpevole insieme ad altri 50 uomini, responsabili degli abusi e reclutati online da Dominique Pelicot. Quest’ultimo avrebbe drogato la moglie, oggi 72enne e nonna, con benzodiazepine. Spesso si parla di droga dello stupro, ma la sottomissione chimica può avvenire anche tramite altre sostanze, come l’alcol o antistaminici, come spiega Riccardo Gatti (medico, psichiatra e coordinatore del Tavolo tecnico sulle Dipendenze della Regione Lombardia) nell’intervista a Virgilio Notizie.
- Il ricorso alla droga per gli abusi
- Le benzodiazepine per narcotizzare la moglie
- L'intervista a Riccardo Gatti
Il ricorso alla droga per gli abusi
A colpire non sono solo le violenze che Gisèle Pelicot ha dovuto subire per anni dal marito e da sconosciuti (gli investigatori hanno contato oltre 70 persone, una cinquantina delle quali identificate e processate), ma il fatto che il marito l’abbia narcotizzata sistematicamente con farmaci per stordirla e poi lasciare che venisse abusata da estranei.
Una sistematicità agghiacciante che permetteva agli uomini di compiere i loro atti mentre la donna era in stato di incoscienza, tanto che alcuni di loro hanno poi affermato di pensare che dormisse.
Le benzodiazepine per narcotizzare la moglie
Come emerso dalle indagini e dagli atti del processo, Dominique Pelicot, anch’egli 72enne, somministrava benzodiazepine alla moglie inconsapevole, aggiungendole a cibo e bevande.
In questo modo la donna è rimasta a lungo totalmente all’oscuro di quanto poi le accadeva.
La scoperta, infatti, è avvenuta solo nel 2020, quando la coppia è stata convocata dalla polizia, che nel frattempo aveva scoperto gli abusi e numerosissime foto e video che li testimoniavano, opera dello stesso Pelicot.
La donna, dopo aver faticato a riconoscersi nelle immagini, ha poi realizzato di essere stata vittima di brutali abusi per anni: “Sono scene di violenza, sono inerte, addormentata, e mi stanno violentando. Anzi, violenza non è la parola giusta, è una barbarie”.
L’intervista a Riccardo Gatti
Che idea si è fatto, in base alle ricostruzioni emerse, sul ricorso a sostanze nel caso Pelicot?
“Intanto credo che vada chiarito che ci sono differenti possibili di usi di farmaci associati al sesso: in alcuni casi possono essere assunti per il cosiddetto ‘chemsex’, cioè per migliorare le proprie prestazioni sessuali, in modo volontario; in altri invece sono somministrati a scopo sedativo (magari insieme ad alcol), allo scopo di stordire, abusare sessualmente o anche di rapinare o per compiere altre azioni ai danni di qualcuno. Da quanto emerge dal processo Pelicot siamo nel secondo ambito”.
Trapela che Dominique Pelicot avrebbe fatto ricorso a benzodiazepine per narcotizzare la moglie prima degli abusi. Che effetto danno e per quanto tempo?
“Gli effetti e le durate dipendono dalle sostanze esatte che si usano, ma anche dai quantitativi e dal metabolismo delle singole persone. Anche l’alcol può essere usato per la sottomissione chimica e per stordire una persona, inducendola in stato di semi incoscienza (ma c’è anche il rischio di coma etilico) per rendere la vittima incapace di reagire o di rendersi conto di quanto sta accadendo”.
Anche l’alcol, quindi, può essere pericoloso per la sottomissione chimica?
“Senz’altro, la principale droga usata negli stupri è l’alcol, ma da qualche tempo è cresciuta la preoccupazione per i grandi quantitativi sequestrati di GHB e di GBL, un precursore, che una volta nel nostro organismo si trasforma in GHB che in molti si ostinano a chiamare droga dello stupro“.
Di che cosa si tratta?
“Il GHB è un farmaco che può essere usato, ad esempio, per curare gli alcolisti. A livello centrale ha, infatti, alcuni effetti simili a quelli dell’alcol, ma piace chiamarlo ‘droga dello stupro’. Il suo consumo è stato collegato al ‘chemsex’, accennato prima usando un’espressione che indica l’assunzione volontaria di sostanze psicoattive, ma anche non psicoattive, per facilitare i rapporti sessuali o renderli più intensi. Il GBL e l’GHB, però, sono anche molto usati in ambito fitness e, più in generale sportivo come doping, per aiutare a “gonfiare” i muscoli, vista la capacità di stimolare l’ormone della crescita”.
Anche gli antistaminici e le anfetamine potrebbero essere utilizzati in modo improprio per indurre sonnolenza?
“Sì, gli antistaminici se mischiati con alcol possono aumentare la sedazione, inducendo l’addormentamento e potenziando il senso di intontimento e depressione che possono essere causati da altre sostanze. Tutto potrebbe essere usato per la sottomissione sessuale, potenzialmente, ma normalmente non è questo lo scopo di questo tipo di sostanze”.
Secondo lei sono più diffuse rispetto al passato?
“Trattandosi di sostanze legali, come alcolici o farmaci, non è facile stabilire se il consumo sia aumentato, soprattutto per usi differenti da quelli per i quali sono in circolazione, come l’effetto narcotizzante. Casomai direi che è cresciuto il consumo di sostante per pratiche sessuali, ma – ripeto – in ambito consapevole, sporadico per quello che viene chiamato chemsex, che è diverso dal contesto del caso di cronaca francese, abnorme per altri motivi”.
È possibile che nessuno si sia accorto di quanto accadeva?
“In effetti il quadro che emerge è molto particolare. I coimputati hanno dichiarato durante il processo di non essere consapevoli che Gisèle Pelicot fosse sotto l’effetto di droghe, ma di aver pensato che fosse ‘un atto sessuale consensuale, un gioco erotico a tre, e di essere stati ingannati da Dominique Pelicot’, come riferisce il Corriere della Sera, che parla di somministrazione di Tavor. Il lorazepam, il suo principio attivo, ha un’emivita nell’organismo di una decina di ore. Ma persone diverse possono metabolizzarlo in tempi differenti”.
Cosa non la convince di questa storia?
“Pelicot sostiene che la moglie fosse inerte, ma non capisco come questa sua versione possa essere compatibile con quella degli altri uomini. Inoltre questi abusi sarebbero durati per circa un decennio: è vero che una dose elevata di Tavor può far addormentare e rendere inconsapevoli, ma che questo avvenga per un lasso di tempo così elevato stupisce. Forse ci sono altri particolari che non conosciamo”.