Dieci anni dalla scomparsa del volo MH370 della Malaysia Airlines, aereo con 239 passeggeri svanito nel nulla
L'8 marzo 2014 il volo MH370 della Malaysia Airlines svanì nel nulla con i suoi 239 passeggeri. A Pechino i parenti son tornati a chiedere verità
Sono passati dieci anni esatti dal giorno in cui il volo MH370 della compagnia aerea Malaysia Airlines svanì nel nulla, portando con sé tutti i 239 passeggeri a bordo. Era l’8 marzo 2014 quando l’aereo di linea, partito alle 00.42 da Kuala Lumpur con destinazione Pechino, fece perdere le proprie tracce dai monitor di controllo e scomparve per sempre. Nella giornata di venerdì 8 marzo i parenti dei passeggeri si sono riuniti a Pechino, per chiedere verità e lanciare un nuovo appello alle autorità cinesi, affinché continuino la ricerca interrotta oltre 7 anni fa.
- Il volo MH370 della Malaysia Airlines svanito nel nulla
- Il mistero e le ipotesi
- L'appello dei parenti delle vittime per i dieci anni
Il volo MH370 della Malaysia Airlines svanito nel nulla
Ancora oggi, a distanza di un decennio, non abbiamo scoperto le cause della scomparsa dell’aereo – un Boeing 777-200ER – e non sappiamo in quale punto, di preciso, precipitò (stava sorvolando il Mar Cinese Meridionale quando smise di apparire sui radar).
Il volo MH370 era partito alle 00:42 da Kuala Lumpur, 7 minuti dopo l’orario previsto. Un ritardo minimo per un volo di linea e facilmente recuperabile nella fase di crociera.
Le condizioni meteo erano nella norma e non erano stati segnalati particolari rischi o problemi. Poco dopo l’una di notte, l’equipaggio confermò al centro di controllo per l’area di Kuala Lumpur di avere raggiunto 10.700 metri di altitudine e di essere normalmente sulla rotta prevista per raggiungere Pechino.
Poi, 40 minuti dopo l’inizio del volo, il transponder dell’aereo smise di trasmettere. È il punto in cui finiscono i fatti e iniziano le ipotesi.
Per gli esperti, l’aereo avrebbe improvvisamente cambiato rotta. Invece di volare a nord-est attraverso il Mar Cinese Meridionale, il Boieng avrebbe inspiegabilmente virato verso sud sull’Oceano Indiano.
Il mistero e le ipotesi
Negli anni sono state avanzate molte ipotesi: guasto meccanico, errore accidentale, cambio di rotta intenzionale del pilota, dirottamento.
Nel 2016 il governo malese ha offerto un risarcimento di 2,5 milioni di yuan (oltre 370mila dollari) per la famiglia di ciascuna vittima, a condizione che non intraprendessero ulteriori azioni legali contro la compagnia aerea nazionale.
I parenti hanno dovuto confrontarsi con un muro di reticenze. Un rapporto finale sulla tragedia pubblicato nel 2018 ha sottolineato le carenze del controllo del traffico aereo e ha affermato che la rotta del volo è stata modificata manualmente.
Periodicamente ci sono annunci su nuove ricerche che vorrebbero portare alla scoperta della scatola nera del mezzo, ma ad oggi non ci sono state grandi novità.
L’appello dei parenti delle vittime per i dieci anni
Nella giornata di venerdì 8 marzo i parenti dei passeggeri si sono riuniti a Pechino, davanti all’ambasciata malese, per chiedere verità e lanciare un nuovo appello alle autorità cinesi, affinché continuino la ricerca interrotta oltre 7 anni fa.
Un uomo, Li Shuce, che sul quell’aereo aveva un figlio, ha detto ai media di essere ancora “fiducioso”: “Credo che mio figlio sia ancora vivo. Non vediamo l’ora che ritorni presto”, ha aggiunto.
I partecipanti in lutto si sono consolati a vicenda prima di gridare: “Malesia, restituisci i nostri cari!”. Un gruppo di manifestanti, uno dei quali con in mano una lettera indirizzata al primo ministro malese Anwar Ibrahim, è stato autorizzato a superare il cordone di polizia e ad avvicinarsi all’ambasciata, tornando quasi 20 minuti dopo senza parlare con i giornalisti che si trovavano in un’area transennata nelle vicinanze.