Covid, perché l'Italia va meglio di altri Paesi: lo spiega Galli
L'infettivologo spiega i motivi per cui l'Italia sta resistendo meglio alla seconda ondata di contagi da Covid-19 rispetto agli altri Paesi confinanti
Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, spiega in un’intervista al Corriere della Sera i motivi per i quali l’Italia sta resistendo ancora alla seconda ondata di contagi da coronavirus, che sta invece interessando gravemente gli altri Paesi confinanti in Europa.
Covid, perché l’Italia va meglio di altri Paesi: la spiegazione di Galli
“La mia personale impressione – spiega l’infettivologo – è che il lockdown per come lo abbiamo vissuto e sofferto, più rigoroso che altrove, abbia limitato la circolazione del virus in alcune parti d’Italia. Parecchie regioni non hanno avuto nuovi casi per un determinato lasso di tempo. Quell’intervento radicale ci ha dato una sorta di onda lunga di protezione, ma l’equilibrio è fragile”.
Secondo il professore non ci sono ancora evidenze chiare sulle cause per le quali la situazione sia così “allarmante” in Francia e in Spagna, che nelle ultime 24 ore hanno registrato rispettivamente 15.800 e 12mila casi. E confida che in Italia la seconda ondata possa anche non arrivare, se i focolai vengono contenuti a dovere.
“Dopo un’estate condotta in maniera non prudente in molte parti del Paese, c’è stata una ripresa dei contagi – spiega Galli commentando il report settimanale dell’Iss – Il virus non se ne è mai andato. Il rialzo dell’età media dei casi suggerisce che l’infezione si sia diffusa nel contesto familiare. I numeri finora sono sostenibili. Tuttavia la medicina territoriale ha bisogno di essere irrobustita, per contenere i focolai”.
Covid, perché l’Italia va meglio di altri Paesi: l’impatto delle scuole
E proprio come scritto nel rapporto dell’Istituto superiore di sanità, anche l’infettivologo si riserva una valutazione piena, in attesa dei numeri dei contagi che risulteranno tra qualche settimana come effetto della riapertura delle scuole: “L’impatto si vedrà nelle prossime due-tre settimane. Ora è presto: una parte degli istituti ha ripreso le lezioni il 14 settembre, altri dopo le votazioni. La Francia ha riapertura le scuole con 15 giorni di anticipo. Ma non ritengo che la loro situazione sia determinata da questo elemento”.
Sul monitoraggio delle scuole, il professor Galli ribadisce quello che ha già sostenuto sull’importanza dell’utilizzo di tutti gli strumenti a disposizione per agire velocemente: “Il meccanismo è complicato, rischia di bloccare tutto. I genitori di fatto sono “quarantenati” in attesa dei risultati. Abbiamo bisogno di test rapidi. Penso a quelli in grado di trovare l’ antigene del virus nel secreto nasale: danno risposte in un quarto d’ora”.
Infine l’infettivologo entra nel dettaglio della natura del coronavirus e dell’evoluzione nelle sue eventuali mutazioni: “Non è cambiato significativamente. La prima ondata è stata generata da un unico ceppo virale, con capacità infettante e diffusiva maggiore. Il punto è l’ospite. Se è anziano e con patologie, può andare incontro a gravi conseguenze. Alcuni studi, come quello condotto su Castiglione d’Adda, ci dicono inoltre che giovani e bambini si infettano meno degli anziani. Un’informazione importante per una ripresa delle lezioni meno ansiogena. Ma se il bambino si contagia può diffondere il virus in famiglia”