Covid, "perché l'immunità di gregge non è possibile": parla Pregliasco
Il virologo dell'Università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, ha spiegato perché non raggiungeremo l'immunità di gregge
La campagna vaccinale, al 22 agosto, ha riguardato oltre 36 milioni di persone: poco più del 67% della popolazione sopra i 12 anni è immunizzata. A maggio, il generale Francesco Paolo Figliuolo aveva previsto che entro settembre tutti gli italiani sarebbero stati vaccinati. Stima rivista a luglio: “Obiettivo 80% di vaccinati entro settembre”. Ma con questo trend è possibile raggiungere l’immunità di gregge? La risposta del virologo Fabrizio Pregliasco.
Covid, “perché l’immunità di gregge non è possibile”: parla Pregliasco
Fabrizio Pregliasco, direttore Sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, ha rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano in cui ha dichiarato che “l’immunità di gregge non si raggiungerà“.
“Ma non è un fallimento – ha specificato -, è una caratteristica intrinseca del virus con cui abbiamo a che fare”.
Secondo il virologo, infatti, “i coronavirus, non solo il Covid-19, non determinano immunità per la vita. Ci si può infettare se gli anticorpi prodotti dalla guarigione si esauriscono o quando scade la copertura vaccinale”.
Il vaccino, comunque, resta “l’unica via d’uscita. Il punto di equilibrio è garantire la possibilità che la maggior parte della popolazione sia immunizzata nell’arco di 9-12 mesi”.
Covid, servirà una terza dose? Il parere di Pregliasco
Per quanto riguarda il tema della terza dose, Pregliasco ha spiegato che sarà necessaria per due motivi: “Primo, perché è una forma di sovranità vaccinale, strategica per la sicurezza, che gli Stati torneranno a esercitare” e poi perché “nell’ottica futura di una pandemia che prima o poi sarà endemica, il vaccino anti Covid potrà essere come quello dell’influenza, ossia solo per i più fragili”.
Il virologo ha poi aggiunto, in merito alle resistenze dei no vax, che “esiste uno zoccolo duro ideologizzato con cui la distanza è incolmabile. Poi ci sono i dubbiosi, alcuni dei quali si sono decisi grazie al green pass. Perché diciamolo, il certificato rompe le scatole, è una forma di incentivo alla vaccinazione, una scelta politica che è una spinta, poiché l’obbligatorietà non è facilmente percorribile”.
“La situazione in questo momento sembra essere arrivata a plateau – ha concluso – e nel prossimo futuro assisteremo a una lenta discesa, ma poi la riapertura delle scuole, il ritorno al lavoro e alle attività in generale e l’inverno avranno il loro peso” sulla risalita dei contagi, secondo Pregliasco, che ricorda l’importanza di “vaccinarsi, il prezzo non può salire ancora”.
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