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Covid e influenza insieme minacciano il Natale con Flurona: i consigli di Pregliasco per distinguere i sintomi

Distinguere Flurona dal Covid o da altre sindromi respiratorie non è semplice: i consigli di Fabrizio Pregliasco per non trascorrere il Natale a letto

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Il numero di contagi da Covid-19 sta crescendo, complice la nuova variante JN1. Individuata inizialmente in Lussemburgo, si è poi diffusa in modo più massiccio negli Stati Uniti, ma sta circolando in queste settimane anche in Europa. In particolare nel Regno Unito, dove il ritmo con cui aumentano le infezioni è piuttosto sostenuto e maggiore rispetto alle varianti precedenti. Ma anche in Italia questa variante (nome ufficiale Ba.2.86.1.1) è l’osservata speciale. Complice il fatto che, insieme all’influenza stagionale, rischia di rovinare le vacanze di Natale a milioni di italiani. Inoltre, è possibile che i due virus responsabili delle malattie di questo periodo si uniscano, e questo mix ha un nome: Flurona. Come distinguere i sintomi? A Virgilio Notizie lo ha spiegato Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio e Direttore della Scuola di specializzazione di igiene e medicina preventiva dell’Università degli Studi di Milano.

Perché si chiama Flurona

Il nome Flurona è stato scelto proprio per la sovrapposizione tra le due patologie invernali, fondendo il termine inglese flu, che indica l’influenza, e rona, che richiama coronavirus.

Fabrizio Pregliasco ha spiegato che questa “non è una variante in sé”, ma è essenzialmente “il frutto della doppia infezione da virus Sars-Co2-2 e influenzale”.

Il virologo Fabrizio Pregliasco

L’intervista a Fabrizio Pregliasco

Come si distinguono tra loro l’influenza, il Covid e Flurona? Quali i sintomi specifici, se ce ne sono?

“Differenziare la sintomatologia è pressoché impossibile, soprattutto rispetto alle forme classiche di influenza o al Covid. Quello che vediamo è che nei casi più severi ci sono febbre elevata, dolori muscolari articolari, sintomi respiratori plurimi e importanti, che sono dovuti all’azione dell’infezione combinata”.

Il mix tra il virus influenzale e quello che causa il Covid provoca forme più gravi? Insomma, bisogna preoccuparsi di più?

“In realtà Flurona è una denominazione ‘teorica’. Non esiste una patologia specifica e non c’è un tampone per identificarla. Tutto è nato da segnalazioni di casi gravi di persone che sono state colpite da entrambi i virus. Non c’è quindi una stima di quanti casi ci siano o se siano forme più severe perché in alcuni soggetti i sintomi – come per il Covid – sono lievi o persino inesistenti se si tratta di individui asintomatici; in altri, invece, si sono registrate forme pesanti”.

Quanto alla nuova variante JN1, quanto c’è da temere a questo punto del post pandemia?

“Ci possono essere situazioni anche molto differenti le une dalle altre. In generale le nuove varianti di Covid sono più contagiose, ma meno aggressive. A ciò si aggiunga il fatto che ciascuno di noi ormai ha una forma di immunità ibrida, data in parte dalla malattia (per chi l’ha avuta), dall’altra da qualche vaccino. Si tratta, però, di un virus camaleontico, a volte non lo si riconosce subito”.

Cosa causa l’aumento del numero di persone che si ritrovano a letto con sintomi influenzali o simili?

“In questo periodo stiamo registrando un progressivo aumento delle sindromi respiratorie, dovute sia agli effetti del virus influenzale vero e proprio, sia a tutte quelle forme dovute agli altri virus che causano sintomi simili, magari meno rilevanti, ma comunque fastidiose. Mi riferisco, ad esempio, anche al virus respiratorio sinciziale che colpisce soprattutto i bambini. In mezzo a tutto questo, però, è tornato il Covid di cui ci eravamo dimenticati”.

JN1 si sta diffondendo a ritmo sostenuto nel Regno Unito, con un tasso di crescita settimanale quasi 4 volte superiore rispetto a quelli di Pirola e JD.1.1, le varianti precedenti. Secondo i Centers for Disease Control americani, però, non ci sono evidenze che possa costituire un rischio maggiore per la salute pubblica. Perché tanta attenzione, allora?

“Perché JN1 è immuno-evasiva, quindi l’immunità acquisita in passato pare non risultare efficace a scongiurare l’infezione. Il risultato è proprio un aumento progressivo di casi, spesso e per fortuna non rilevanti. Talvolta, però, ci possono essere anche sintomi più gravi e persino rischio vita, in soggetti fragili. Flurona si inserisce proprio in questo contesto di maggiore attenzione”.

Flurona è un termine coniato lo scorso anno dal quotidiano israeliano Ynet, dopo il caso di una donna incinta non vaccinata né contro il Covid né contro l’influenza. Ma fin dal 25 marzo 2020 The Lancet aveva pubblicato uno studio su coinfezioni tra influenza e coronavirus, registrate in 9 casi in Cina. Se ne riparla adesso forse perché sono calate le vaccinazioni?

“Chiariamo che il numero di casi rimane molto limitato, quantomeno di quelli attribuiti specificatamente da Flurona: saranno 50 o 100 casi. Poi occorre ribadire che non è che in questo momento il problema sia rappresentato dalla co-infezione. Si segnala solo la possibilità di concomitanza: insomma alziamo l’allerta perché c’è Flurona, ma ci sono Covid, influenza, virus sinciziale e altri virus respiratori in circolazione contemporaneamente”.

Come ci si può proteggere per evitare conseguenze gravi, ma anche per scongiurare di trascorrere le festività ammalati?

“Io raccomando ancora una volta la vaccinazione, soprattutto ai soggetti fragili, per entrambi i virus. Purtroppo il Covid ormai ce lo siamo dimenticati. Ma c’è ancora e in queste settimane cresce. La differenza è che, oltre a essere meno aggressivo, siamo tornati a condurre una vita normale, non ci prestiamo attenzione come non prestavamo attenzione all’influenza, prima del Covid”.

Sono ancora utili le mascherine? O i gel o il semplice lavaggio delle mani, di cui sembra ci si è quasi dimenticati, come misure di contenimento delle infezioni?

“Assolutamente sì. Gli orientali mettevano la mascherina prima del Covid e continuano a farlo: per difendersi, ma anche per difendere gli altri, evitando la trasmissione e dunque una maggiore circolazione. Il lavaggio delle mani rimane una buona pratica di igiene”.

Può ancora essere utile effettuare un tampone in caso di dubbio?

“Sì, anche se i più giovani ormai non lo fanno quasi più. In realtà sarebbe utile anche per loro, mentre è indispensabile per qualsiasi forma di patologia respiratoria nel fragile e nell’anziano: se si tratta di Covid, infatti, il medico di famiglia può prescrivere a questa categoria l’antivirale specifico, il Paxlovid, mentre per gli altri è sufficiente un antiinfiammatorio. Attenzione, però: usiamo la precauzione di ricorrere a questi ultimi farmaci, come tachipirina o ibruprofene, solo a un dosaggio che serva ad attenuare i sintomi, non ad azzerarli. In questo modo è possibile monitorare la situazione e, se non migliora, si può capire che la malattia sta procedendo, dunque occorre intervenire in modo diverso”.

Fonte foto: ANSA

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