Covid, la curva rallenta: tra dieci giorni il possibile picco
Nonostante i numeri alti dei contagi giornalieri da Covid-19, gli esperti cominciano a vedere un rallentamento, col possibile picco tra dieci giorni
Con i 3.422 pazienti Covid in terapia intensiva, presto verrà raggiunto il picco di 4.068 di ricoveri in rianimazione del 3 aprile, in piena pandemia, il numero che spaventò più di tutti. Il giorno dopo, come ricorda il Messaggero, i ricoverati in area medica erano 29.010, l’apice della prima ondata. Ma oggi i pazienti sono 32.047.
Tuttavia gli esperti del Cts analizzando i dati della curva cominciano a parlare oggi di stabilizzazione, come confermato dal ministro della Salute Roberto Speranza: “Se ci stabilizziamo su questi livelli anche la settimana prossima, abbiamo fondate ragioni per ritenere che siamo arrivati al cosiddetto plateau”.
Tra gli scienziati comincia a filtrare un tiepido ottimismo che il picco, oltre il quale la curva dei contagi potrà cominciare a calare, possa presentarsi tra sette-dieci giorni e a dirlo è ancora Speranza secondo il quale, per i dati in suo possesso, la prossima settimana sarà decisiva per capire se le misure applicate saranno servite o no.
I numeri presi in considerazione da Speranza sono quelli raccolti ed elaborati dal Cts di cui Franco Locatelli è componente di spicco: “L’indice di contagiosità attualizzato è sceso in maniera importante nel Paese, da 1,7 a poco più di 1,4. Se uno paragona i numeri di ieri con quelli del venerdì precedente abbiamo più o meno 2.500 contagiati di meno” ha detto Locatelli ospite della trasmissione “Mezz’ora in più”.
“Il numero dei ricoveri si è ridotto di più della metà e si è ridotto abbondantemente del 50% anche il numero dei ricoveri nelle terapie intensive. Cominciamo a vedere tutti gli effetti delle misure che sono state prese” ha aggiunto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
Quindi anche se la pressione sugli ospedali e i ricoveri in terapia intensiva continuano ad essere costanti, la curva dei contagi non ha più la crescita esponenziale che ha ripreso subito dopo l’estate.
Lo “spiraglio” di cui parla Locatelli, nonostante i numeri ancora alti, deriva dalle differenze con la prima ondata: gli ospedali sono più preparati, i posti letto sono stati aumentati e i malati non sono più concentrati soltanto in alcune province.