Coronavirus, per Ricciardi gli aerei non sono sicuri: i motivi
Secondo Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, prendere una nave o un aereo non è sicuro. E lancia l'allarme sulla movida selvaggia
Per spostarsi in vacanza meglio l’auto privata, in alternativa anche i treni ad alta velocità “garantiscono sicurezza. Non si può dire altrettanto delle navi e degli aerei“. Walter Ricciardi, virologo e consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, accende i riflettori sul problema dei viaggi ad alta quota in un’intervista a La Stampa.
Secondo il professore, infatti, solo gli aerei che garantiscono il distanziamento a bordo, ma anche nelle fasi di imbarco e sbarco, sarebbero sicuri.
Se si vuole viaggiare all’estero, Ricciardi consiglia Portogallo e Grecia: “Ma sempre con attenzione, scegliendo il mezzo di trasporto che garantisce sicurezza anche a costo di dover pagare qualcosa in più”.
Coronavirus e aerei, chi arriva da fuori può accendere focolai
Il contagio può arrivare dal cielo, lo si è giù visto per esempio con persone atterrate a Roma, provenienti dal Bangladesh.
La black list stilata dall’Italia può bastare a tenerci al sicuro? “Sarà sempre aggiornata – spiega Ricciardi – ed estesa ai Paesi in cui la situazione risultasse fuori controllo. Per quelli a rischio intermedio basta la quarantena in entrata e tamponi nel caso di esordio dei sintomi. Escludere gli Usa? I casi non aumentano in tutti gli Stati, si dovranno bloccare gli arrivi dalle zone più epidemiche come quelle del Sud: sta già avvenendo”.
Ricciardi e il problema degli sbarchi
Dal cielo, ma anche dal mare. Il virus viaggia sulle navi insieme ai migranti e Ricciardi sottolinea come “le persone che sbarcano sulle nostre coste vanno messe in quarantena e testate ai primi sintomi”.
Ma ci sono poi migranti che non rispettano la quarantena. Il problema si può risolvere “dando loro un sussidio di sostentamento“.
La movida è un rischio: cosa fare
Infine, la movida. Secondo Ricciardi servirebbero più controlli, ma soprattutto sanzioni: “Vedo che le multe sono lo zero virgola qualcosa rispetto al numero delle persone fermate. Così non va”.
Senza un adeguato controllo, l’esperto è convinto che “faremo la fine della Catalogna o di Israele. Se i focolai crescono di numero e volume c’è il rischio di non riuscire più a gestirli e potrebbe capitare di dover creare zone rosse anche in luoghi di villeggiatura, dove si potrebbe restare intrappolati”.