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POLITICA ESTERA

Come funzionano le elezioni Usa, dalle primarie per i candidati alla corsa per diventare presidente

Come funzionano le elezioni Usa, da quelle del presidente alla Camera e al Senato, passando per le primarie

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Matteo Runchi

REDATTORE

Redattore esperto di economia, appassionato di tecnologia e sport. Scrive di attualità e cronaca. Laureato in Storia all’Università degli Studi di Milano, ha lavorato per diversi siti e redazioni.

Le elezioni degli Stati Uniti sono uno degli eventi più importanti della politica mondiale. Per chi non è americano, però, non è sempre chiaro quale sia il meccanismo che porta all’elezione del presidente, dei rappresentanti della Camera o dei senatori. Perché si può arrivare alla Casa Bianca perdendo il voto popolare? Perché i due rami del parlamento spesso non hanno la stessa maggioranza? Ecco tutte le risposte.

Il prologo delle elezioni: le primarie

La prima fase di ogni elezione per un ruolo politico negli Stati Uniti sono le primarie. Si tratta di elezioni (o di caucus, un particolare metodo elettivo participato) che si svolgono prima di quelle del presidente e sono interne ai partiti. Cominciano in Iowa e proseguono per i 5 mesi successivi con vere e proprie campagne elettorali.

Il candidato presidente ufficiale viene nominato però soltanto alla convention del partito, dove i delegati di ogni Stato esprimono il sostegno per i candidato presidente per il quale sono stati nominati. In caso manchi una maggioranza assoluta e serva quindi un accordo tra candidati, la convention viene definita “Brokered”. Primarie, di rilevanza minore, vengono spesso tenute anche per i candidati a senatori, rappresentanti e governatori.

La cupola del Congresso, il parlamento degli Usa

Come si elegge il presidente degli Stati Uniti

Ogni quattro anni negli Stati Uniti si eleggono il presidente e il vicepresidente. Ha diritto di voto ogni cittadino che non sia stato privato dei diritti politici e che abbia compiuto i 18 anni di età. Pervotare bisogna registrarsi presso gli uffici elettorali del proprio Stato, un’operazione che va ripetuta a ogni elezione (tranne in North Dakota, dove la registrazione non è richiesta).

Il presidente e il vicepresidente degli Stati Uniti non vengono eletti dai cittadini, ma da 538 grandi elettori che, insieme, compongono il collegio elettorale. I grandi elettori sono scelti dai partiti che vincono le elezioni presidenziali. Queste consultazioni però non sono davvero nazionali, ma statali.

Gli Usa sono una federazione costituita da 50 Stati e da un distretto, il District of Columbia, costituito a sua volta dal territorio della capitale Washington D.C. A ogni Stato e a D.C. viene assegnato un certo numero di grandi elettori a seconda della sua popolazione. Se un partito vince le elezioni in uno Stato ha diritto a nominare tutti i grandi elettori di quello stesso Stato.

Questo sistema ha due eccezioni, il Maine e il Nebraska. Questi due Stati hanno leggi locali che suddividono il territorio in un numero di distretti elettorali pari a quello dei grandi elettori a loro assegnati, quattro per il Maine, e tre per il Nebraska. Il risultato di ogni elezione di ogni distretto determina quale partito nominerà quel singolo grande elettore.

Il sistema del collegio elettorale porta all’esistenza di Stati più importanti di altri per le elezioni, i cosiddetti Stati in bilico. Per la loro composizione socio-culturale ed economica spesso alcuni Stati sono portati a votare quasi con certezza per uno dei due partiti principali. Altri invece hanno risultati più incerti, ed è qui che la campagna elettorale dei candidati si concentra per ottenere il miglior risultato possibile. Poche migliaia di voti possono valere infatti percentuali anche alte del collegio elettorale.

Il collegio elettorale è il motivo per cui è possibile che un presidente venga eletto anche nel caso in cui abbia perso le elezioni dal punto di vista del voto popolare, come successo a Donald Trump nel 2016. Nonostante i grandi elettori siano distribuiti in base alla popolazione di uno Stato, il loro numero relativamente basso in confronto alla popolazione statunitense e il fatto che ogni Stato deve avere almeno un grande elettore comporta che il voto di un cittadino di uno stato con una popolazione bassa conti in percentuale leggermente di più di quello di uno Stato con una popolazione molto alta.

Come funzionano le elezioni del Congresso

Quando si vota per il presidente, i cittadini Usa sono chiamati ad eleggere anche i rappresentanti della Camera e i senatori, cioè i membri del parlamento americano, il Congresso. La Camera in realtà viene rinnovata completamente ogni due anni. I suoi membri sono 435 e sono assegnati a ogni Stato in base alla sua popolazione.

Gli Stati a loro volta dividono il proprio territorio in distretti elettorali dove viene eletto un singolo rappresentante con un maggioritario semplice, chi prende più voti, non per forza una maggioranza assoluta, vince. Solo in Louisiana è in vigore un ballottaggio.

Il Senato invece si rinnova ogni due anni, in contemporanea alla Camera, ma solo per un terzo dei suoi 100 membri, due per ogni Stato. Il sistema prevede che, tranne in casi eccezionali come le elezioni suppletive, uno Stato non possa eleggere entrambi i suoi senatori in una stessa tornata. Anche in questo caso si utilizza un sistema maggioritario semplice, tranne per la Georgia e la Louisiana, che prevedono un sistema con ballottaggio in caso non ci sia un candidato con la maggioranza assoluta. A votare per i senatori di uno Stato sono tutti i cittadini di quello stesso Stato.

Fonte foto: 123RF

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