Chi ha ragione tra Russia e Ucraina? Barbero controcorrente, la lezione sul nazismo spacca le opinioni
Barbero è intervenuto per offrire il suo punto di vista di studioso e storico sulla guerra in Ucraina, dopo settimane di conflitto
Il conflitto tra Russia e Ucraina, dallo scorso febbraio, è stato l’argomento principale di talk show, quotidiani e social network su cui tutti, in maniera più o meno incisiva, hanno fornito la propria lettura. Talvolta schierandosi con la Russia, più spesso con l’Ucraina; ma la verità è che la guerra, o “l’operazione militare speciale” come l’ha definita Putin, è una questione complessa, stratificata, difficilmente riassumibile in “A ha torto e B ha ragione”.
- Barbero e l'intervento sulla guerra in Ucraina
- La memoria selettiva della Russia: un pretesto per giustificare l'invasione
- La memoria selettiva dell'Ucraina: uno scudo per proteggersi dall'invasione
- Il nazismo in Ucraina: un fenomeno irrilevante o centrale?
- Il ruolo dello storico
Barbero e l’intervento sulla guerra in Ucraina
È questa la sintesi stringatissima dell’intervento dello storico Alessandro Barbero, che tenutosi ben lontano da studi televisivi e interviste, soltanto qualche giorno fa ha partecipato a un incontro telematico con gli studenti del liceo Torricelli di Somma Vesuviana. Un intervento di cui ha scritto la giornalista Selvaggia Lucarelli su Domani, e che in poche ore è stato ricondiviso da diverse testate.
La memoria selettiva della Russia: un pretesto per giustificare l’invasione
Nel corso della videochiamata, Barbero ha illustrato i vari punti su cui si basano la narrazione della Russia, utilizzata come pretesto per attaccare l’Ucraina, e quella della parte invasa. Entrambe si fondano su una sorta di “memoria selettiva”, che tende a sottolineare determinati aspetti della storia e ad oscurarne altri, per avvalorare le proprie posizioni.
Nello specifico, come ha ricordato Barbero, “nella memoria dei russi la più grande tragedia del ‘900 è l’invasione nazista e il fatto che in quel frangente i nazisti abbiamo trovato collaboratori e simpatizzanti tra gli ucraini. L’oppressione che l’Ucraina ha subito da Mosca è ignorata”.
La memoria selettiva dell’Ucraina: uno scudo per proteggersi dall’invasione
Al contrario, “in Ucraina c’è la consapevolezza dei periodi di oppressione subiti dalla Russia e per loro la tragedia del Novecento è la grande carestia, quando milioni di persone morirono affamate da Stalin”.
“Nella memoria pubblica degli ucraini – ha aggiunto lo storico – però viene rimosso il fatto che i loro grandi leader indipendentisti sterminavano gli ebrei con grande piacere e del resto nelle piazze ci sono monumenti dedicati a quei leader ucraini sterminatori di ebrei”.
Insomma, ciascuna delle due parti tende a omettere gli aspetti più controversi e compromettenti della propria storia, che hanno condizionato il rapporto tra le due nazioni e che sono stati esasperati da un lato per giustificare l’invasione, dall’altro per animare la resistenza.
Il nazismo in Ucraina: un fenomeno irrilevante o centrale?
“La selettività della memoria vuol dire che la cultura collettiva dell’Ucraina è basata su un passato di oppressione da parte dai russi e su una faticosa conquista della libertà. Tutto questo è vero – ha precisato Barbero – ma è solo un pezzo della verità“.
“In certi momenti della lotta per l’indipendenza – ha continuato l’esperto – gli ucraini hanno sterminato gli ebrei, sono stati anti-russi e antisemiti. Ci sono stati reparti delle SS che parlavano ucraino e hanno collaborato con i nazisti fino all’ultimo”.
Ma se nella narrazione ucraina questo “è un fenomeno irrilevante, marginale”, nella narrazione russa “il filone minoritario neo-nazista con reparti ucraini che si ispirano alla tradizione nazista e eroi nazionali che hanno collaborato con i nazisti è un tema centrale”.
Per farla breve, “gli ucraini dicono che tutto questo non è importante, i russi invece dicono è l’unica cosa importante”, ha detto Barbero.
Il ruolo dello storico
Il risultato di questa evidente discrepanza nella lettura dei fatti è proprio il conflitto in Ucraina, con le atroci conseguenze che apprendiamo ogni giorno. Ma il ruolo dello storico, ha poi sottolineato Alessandro Barbero, non è quello di empatizzare, ma “capire“. Un onere reso ancor più difficile dalla contemporaneità dei fatti, e dai numerosi attori che svolgono il proprio ruolo nella storia.