Caso Saguto, depositate le motivazioni per la condanna all'ex giudice: "Uso distorto del potere"
L'ex giudice Silvana Saguto è stata condannata a otto anni, 10 mesi e 15 giorni di reclusione: ecco le motivazioni
Silvana Saguto, l’ex Presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, nel luglio 2022 è stata condannata in Appello a otto anni, sentenza le cui motivazioni sono state depositate nelle scorse ore dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. L’ex giudice, che si occupava dei beni sequestrati e confiscati alla mafia, è stata anche radiata dall’ordinamento giudiziario.
Silvana Saguto, le motivazioni della condanna
Secondo quanto si legge nelle motivazioni pubblicate nelle scorse ore, Silvana Saguto era a capo di un “cerchio magico” con cui avrebbe gestito i beni sequestrati e avrebbe avuto un “uso distorto” del suo potere, “spinta da uno spasmodico desiderio di assicurare un tenore di vita elevato a lei e alla sua famiglia”.
Alla base della condanna, emessa il 20 luglio 2022, ci sarebbero le prove che l’ex magistrato avrebbe gestito in modo clientelare e illegale i beni sequestrati e confiscati alla mafia gestendo illecitamente le nomine degli amministratori giudiziari, scegliendo solo professionisti a lei fedelissimi. In cambio avrebbe ricevuto da loro favori e regali.
Secondo l’accusa, l’ex giudice avrebbe intascato anche una somma di 20.000 euro, consegnata dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, condannato, a 7 anni e sette mesi. Per la Saguto, in totale, sono otto anni, dieci mesi e 15 giorni di reclusione.
La scoperta e il caso Saguto
Il 20 luglio era arrivata la sentenza di appello, che confermava quasi in toto la sentenza di primo grado. E ora i giudici dicono che Silvana Saguto utilizzava una “mala gestio” delle procedure dei beni sequestrati, perché “gli unici interessi perseguiti erano quelli egoistici“. E che dagli imputati “arrivavano plurime condotte illecite finalizzate allo scambio di utilità”.
Secondo i giudici di appello il sistema del “cerchio magico” della Saguto sarebbe “andato in crisi” dopo che alcune trasmissioni televisive avevano sollevato il caso della gestione dei beni sequestrati. Nel sistema creato c’era anche il marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma, che secondo l’accusa avrebbe ricevuto degli incarichi via via sempre più importanti.
Nelle motivazioni della sentenza, viene ribadito che l’avvocato Cappellano Seminara, il “re” degli amministratori giudiziari, avrebbe conferito a Caramma incarichi di consulenza ben retribuiti per pratiche che non erano gestite dalla moglie. Questo rapporto, secondo i giudici, aveva in realtà una motivazione diversa da quella apparente, ovvero “occasione di retribuzione di Silvana Saguto quale prezzo della sua corruzione”.
Condannato anche il figlio
Il processo ha ricostruito una fitta trama di rapporti di interesse in cui è coinvolto anche il figlio della Saguto. Emanuele Caramma. Il giovane, condannato a 4 mesi, avrebbe infatti avuto un aiuto particolare nel completamento del suo corso di studi da un docente universitario, Carmelo Provenzano, anche lui inserito nel giro delle amministrazioni giudiziarie e condannato in appello a 6 anni e dieci mesi di reclusione