Caso Navalny, gli Usa attaccano la Russia: l'accusa di Pompeo
Il segretario di Stato americano accusa la Russia di aver ordinato l'avvelenamento del dissidente
Gli Stati Uniti all’attacco della Russia sul caso Navalny. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha accusato “alti funzionari” del governo sovietico di avere dato l’ordine di avvelenare l’oppositore Alexey Navalny, ricoverato da più di due settimane e su cui sta montando il caso diplomatico a livello internazionale, ne dà notizia l’Ansa.
Navalny, gli Usa attaccano la Russia: cosa ha detto Pompeo
“Penso che la gente in tutto il mondo veda questo tipo di azioni per quello che sono”, ha detto Pompeo in un’intervista all’opinionista americano Ben Saphiro, “e quando si vede il tentativo di avvelenare un dissidente, e che vi siano probabilità concrete che (l’ordine) venga da alti funzionari russi, penso che non sia positivo per il popolo russo, penso che non sia un bene per la Russia”.
Il capo della diplomazia americana ha dichiarato inoltre che gli Usa non staranno a guardare ma cercheranno di andare a fondo della vicenda: “È qualcosa che esamineremo, valuteremo e ci assicureremo di fare ciò che dobbiamo fare per ridurre la probabilità che qualcosa di simile accada di nuovo”, ha spiegato.
Navalny, gli Usa attaccano la Russia: la vicenda
Mentre la Germania la settimana rivelava scorsa come dagli esami di uno speciale laboratorio della Bundeswehr, l’esercito federale tedesco, Navalny risultasse avvelenato da un agente nervino del gruppo Novichok, il presidente americano Donald Trump diceva di “non aver ancora visto” le prove dell’attentato al dissidente russo.
La stessa cancelliera Angela Merkel aveva minacciato sanzioni dichiarando in merito alla vicenda: “Su Mosca gravano domande pesanti, a cui solo la Russia può e deve rispondere. Il mondo aspetta le risposte”.
Anche questa volta la Russia risponde negando che alcuna traccia di veleno sia stata rilevata dai suoi medici nel corpo di Navalny e mette in dubbio la versione degli europei, considerandola una “campagna di disinformazione” come pretesto per infliggere nuove sanzioni.
Negli ultimi giorni il dissidente russo ricoverato a Berlino, noto per le sue campagne anti-corruzione contro alti funzionari e per gli attacchi diretti al presidente Vladimir Putin, è uscito dal coma e risponde agli stimoli.