Caso Cucchi, la storica sentenza sulla morte di Stefano e la vera causa del decesso
Stefano Cucchi è morto a causa del "pestaggio" portato avanti dai due carabinieri condannati per omicidio preterintenzionale a 12 anni di carcere
La Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza con cui ha condannato a 12 anni di reclusione i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Il verdetto ha confermato quelli che sono sempre stati i sospetti sulla morte di Stefano Cucchi, con una verità taciuta per 13 anni e molti depistaggi da parte delle forze dell’ordine.
- La ricostruzione del caso Cucchi
- Stefano Cucchi morto per il "pestaggio"
- La nota del Comando generale dei Carabinieri
La ricostruzione del caso Cucchi
Stefano Cucchi è morto a 31 anni a Roma il 22 ottobre 2009 mentre si trovava in custodia cautelare. Il geometra era stato fermato dai Carabinieri una settimana prima.
Lo scorso 4 aprile la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva i militari Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni per il reato di omicidio preterintenzionale.
La vicenda è tornata sulle prime pagine dei giornali dopo la riapertura del caso e l’uscita del film “Sulla mia pelle”, che racconta gli ultimi giorni del 31enne romano.
I procedimenti giudiziari hanno coinvolto a vario titolo anche i medici dell’Ospedale Pertini, nel quale Stefano Cucchi venne portato ma rifiutò di essere ricoverato, e altri esponenti dell’Arma.
Stefano Cucchi morto per il “pestaggio”
Nella sentenza della Corte di Cassazione si legge che è stato il “pestaggio” avvenuto nella notte del 16 ottobre 2009 la “causa primigenia” di una serie di “fattori sopravvenuti”, tra cui le “negligenti omissioni dei sanitari”, a causare la morte di Stefano Cucchi.
I giudici hanno scritto nel verdetto che “è certamente fuori discussione” la “questione della prevedibilità dell’evento” delle lesioni e poi della morte, “date le modalità con le quali gli imputati hanno percosso la vittima, con colpi violenti al volto e in zona sacrale, ossia in modo idoneo a generare lesioni interne che chiunque è in grado di rappresentarsi come prevedibile conseguenza di tale azione”.
Gli ermellini hanno così respinto i ricorsi dei due militari autori del pestaggio di Stefano Cucchi, che sostenevano il “decorso anomalo” della morte del giovane arrestato.
La nota del Comando generale dei Carabinieri
A poche ore dalle sentenza, il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri aveva commentato che il verdetto “ci addolora, perché i comportamenti accertati contraddicono i valori e i principi ai quali chi veste la nostra uniforme deve, sempre e comunque, ispirare il proprio agire”.
“Siamo vicini alla famiglia di Stefano Cucchi, di cui condividiamo il dolore e ai quali chiediamo di accogliere la nostra profonda sofferenza e il nostro rammarico”, veniva sottolineato nella nota.
“Ora che la giustizia ha definitamente terminato il suo corso, saranno sollecitamente conclusi, con il massimo rigore, i coerenti procedimenti disciplinari e amministrativi a carico dei militari condannati. Lo dobbiamo alla famiglia Cucchi e a tutti i Carabinieri che giornalmente svolgono la loro missione di vicinanza e sostegno ai cittadini“, si leggeva ancora.