Caso Cucchi, condanna definitiva a 12 anni per i due carabinieri: la sentenza della Cassazione e le tappe
Dopo 13 anni e vari processi, la Cassazione condanna a 12 anni di carcere i due carabinieri per l'omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi
Dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale a carico dei due carabinieri per la morte di Stefano Cucchi. La sentenza della Cassazione, dopo lunghe ore di camera di consiglio, ha messo la parola fine a una vicenda giudiziaria iniziata nel 2009. Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono stati condannati in via definitiva a 12 anni di carcere. Questa la decisione della quinta sezione della Corte di Cassazione, chiamata a decidere sulle condanne emesse in Appello per la morte del geometra romano. Sono stati rinviati nuovamente in Corte d’Appello, invece, gli altri due imputati: il maresciallo Roberto Mandolini e il carabiniere Francesco Tedesco, accusati di falso.
- Il Pg della Cassazione: "La via crucis di Stefano Cucchi"
- Caso Cucchi, l'arresto del 2009 e la prima condanna
- Nel 2015 la riapertura delle indagini sul caso Cucchi
- Inchiesta bis, la Procura chiede la condanna dei carabinieri per la morte di Cucchi
- Le prime condanne per il caso Cucchi
Il Pg della Cassazione: “La via crucis di Stefano Cucchi”
La Suprema Corte ha ridotto di un anno le pene inflitte a Di Bernardo e D’Alessandro, accusati di aver picchiato il 31enne Stefano Cucchi la sera dell’arresto, avvenuto il 15 ottobre del 2009 a Roma. Nel pomeriggio il Pg della Cassazione, Tommaso Epidendio, aveva chiesto la conferma delle condanne per tutti e gli imputati ad esclusione di Tedesco, per il quale l’accusa ha chiesto l’annullamento con ricalcolo al ribasso della pena.
Nella sua requisitoria, il Pg ha definito “una via crucis notturna” quella di Stefano Cucchi, trasferito da una stazione all’altra dopo l’arresto. “Il pestaggio attuato dai carabinieri nella caserma Casilina è stata una punizione corporale di straordinaria gravità”, ha detto il Pg della Cassazione.
Caso Cucchi, l’arresto del 2009 e la prima condanna
Le tappe della vicenda di Stefano Cucchi, ricostruite grazie alla tenacia della sorella Ilaria, cominciano dall’arresto, avvenuto il 15 ottobre del 2009 per detenzione di stupefacenti. Sette giorni dopo, il 22 ottobre, Cucchi muore all’ospedale Sandro Pertini.
I primi a finire sotto inchiesta sono i tre agenti della polizia penitenziaria che accompagnarono il giovane in tribunale per l’udienza di convalida dell’arresto.
La prima condanna, con rito abbreviato, è a carico di Claudio Marchiandi, il funzionario dell’ufficio dei detenuti e del trattamento del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria (Prap) per abuso d’ufficio, falso e favoreggiamento. Lo stesso Marchiandi verrà poi assolto in appello.
Ilaria Cucchi insieme al compagno Fabio Anselmo
Nel 2015 la riapertura delle indagini sul caso Cucchi
Assolti anche i poliziotti della penitenziaria accusati del pestaggio e tre infermieri del Pertini. Vengono invece condannati a pene comprese tra gli 8 mesi e i 2 anni sei medici dello stesso ospedale romano. Il 31 ottobre 2014, in Appello, tutti gli imputati vengono poi assolti.
Nel 2015, anche in parte a causa di una forte pressione mediatica, le indagini vengono riaperte con nuovi accertamenti sull’operato dei carabinieri. Nel frattempo la Corte d’Appello conferma l’assoluzione dei sanitari dopo il nuovo processo voluto dalla Cassazione.
Il 4 ottobre 2016, al termine di un incidente probatorio, i periti escludono il nesso tra more e pestaggio e indicano come causa del decesso un attacco di epilessia.
Inchiesta bis, la Procura chiede la condanna dei carabinieri per la morte di Cucchi
L’inchiesta bis si chiude il 17 gennaio 2017 con la Procura che accusa tre carabinieri (Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco) di omicidio preterintenzionale, oltre ad accusare di falso altre persone coinvolte. I carabinieri vengono rinviati a giudizio.
Nel frattempo, il 19 marzo del 2019, viene chiusa un’inchiesta parallela a carico di otto militari dell’Arma per falso e depistaggio per i fatti avvenuti tra il 2009 e il 2015.
La svolta arriva grazie alla testimonianza del carabiniere Francesco Tedesco, che racconta in aula le varie fasi del depistaggio messo in atto sul caso.
Le prime condanne per il caso Cucchi
La sentenza di primo grado arriva il 14 novembre del 2019: condannata a 12 anni per i carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro, a due anni e mezzo per falso per Tedesco e a 3 anni e 8 mesi per il maresciallo Mandolini. Prescritti, invece, i reati per tutti i medici del Pertini coinvolti.
Il 7 maggio 2021 la corte d’Assise d’Appello condanna a 13 anni Di Bernardo e D’Alessandro, a 4 anni Mandolini e a due anni e sei mesi Tedesco. Nel frattempo vengono chieste condanne comprese tra 3 e 7 anni per gli otto carabinieri accusati del depistaggio.
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