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Caso camici, Attilio Fontana prosciolto dall'accusa di frode pubblica: i processi del governatore lombardo

Il presidente leghista ed ex sindaco di Varese era indagato assieme al cognato per le forniture alla Regione durante l'ondata Covid

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Federico Casanova

GIORNALISTA

Giornalista professionista, esperto di politica, economia e cronaca giudiziaria. Collabora con importanti realtà editoriali e testate giornalistiche. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia. Ha svolto il ruolo di ufficio stampa per diverse campagne elettorali locali e nazionali.

Con la mente e il calendario bisogna tornare indietro esattamente di 2 anni, al periodo tra aprile e maggio del 2020. Piena ondata Covid, la prima, quella che verrà ricordata per aver stravolto la vita di tutti, da un giorno all’altro, presentando al mondo intero un virus di cui allora si sapeva quasi nulla.

Attilio Fontana e l’indagine per la fornitura di camici

Tra coloro che hanno subito in maniera più violenta questo improvviso ed inaspettato cambiamento radicale c’è sicuramente Attilio Fontana, attuale presidente della Regione Lombardia, eletto nel 2018 come candidato della Lega dopo un’esperienza di 10 anni da sindaco di Varese.

Come nei film, la palla di neve che rischiava rotolare sempre di più e diventare una vera e propria valanga giudiziaria riguarda le indagini svolte a suo carico per frode in pubbliche forniture, reato per cui la pena prevista va da 1 a 5 anni di reclusione.

Caso camici: il ruolo della Dama spa e della famiglia Fontana

Il fatto su cui i magistrati di Milano avevano puntato il mirino era già divenuto di dominio pubblico per il duplice scomposto affannarsi della famiglia Fontana per arginare sul nascere il grande imbarazzo causato dalla montante attenzione giornalistica (in particolare del programma di Rai3 Report e del Fatto Quotidiano, che avevano subito parlato di “Caso camici”) sull’iniziale fornitura di camici in emergenza Covid avrebbe potuto arrecare all’immagine pubblica del presidente.

A contribuire allo scandalo i suoi tentativi di far figurare dal 19 maggio 2020 come donazione alla Regione quella che il 16 aprile era partita come fornitura a pagamento di 513.000 euro per l’acquisto di 75mila camici e 7mila set di calzari e cuffie alla Regione dall’azienda Dama spa dell’imprenditore Andrea Dini, fratello della moglie di Fontana, Roberta (anche lei detentrice del 10%).

Le accuse e l’archiviazione: tutti i processi del governatore

In attesa delle motivazioni, la formula “il fatto non sussiste” sembra indicare che per la giudice Chiara Valori la decisione di Dini di interrompere le consegne non fosse frutto di artifizi elusivi, ma già esplicitata in una mail del 20 maggio inviata alla Regione. Con Fontana sono quindi stati prosciolti anche il cognato e altri 3 imputati: per tutti è stato dichiarato il “non luogo a procedere“.

Per il governatore leghista si tratta di un vero e proprio en-plein assolutorio, visto che la decisione arriva dopo l’archiviazione per lo scudo fiscale sull’eredità dei 5,3 milioni di euro illecitamente detenuti in Svizzera dalla madre e per un’altra accusa su una consulenza regionale assegnata a un suo ex socio di studio legale.

Fonte foto: ANSA

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