Camilla Canepa morta dopo il vaccino Covid, cinque medici rinviati a giudizio per omicidio colposo: le accuse
Accusati di omicidio colposo i medici di Camilla Canepa, la 18enne ligure morta poco tempo dopo aver ricevuto il vaccino Covid
La Procura di Genova ha rinviato a giudizio cinque medici con l’accusa di omicidio colposo. Coloro che, stando agli inquirenti, non agirono in modo adeguato e tempestivo durante il ricovero di Camilla Canepa, 18enne di Sestri Levante, deceduta a causa di una trombosi pochi giorni dopo aver fatto il vaccino contro il Covid.
I medici accusati di omicidio colposo
Secondi i sostituti procuratori Stefano Puppo e Francesca Rombolà, se i sanitari avessero seguito i protocolli, forse la morte di Camilla Canepa si sarebbe potuta evitare.
A seguito delle indagini conclusesi lo scorso marzo, la Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque medici: i due di turno al pronto soccorso all’arrivo di Canepa, un neurologo e l’allora primario con l’accusa di omicidio colposo e falso.
Indagato per falso anche un quinto dottore, un medico a gettone, perché nelle cartelle della ragazza non è mai stata segnalata la recente vaccinazione contro il Covid.
I cinque indagati dovranno presentarsi di fronte al Giudice per le Indagini Preliminari nell’udienza fissata per il 16 gennaio 2025.
La morte di Camilla Canepa
Camilla Canepa è morta a soli 18 anni presso l’ospedale San Martino di Genova il 10 giugno 2021, dove arrivò a seguito di un ricovero all’ospedale di Lavagna.
La prima volta la ragazza si era presentata al pronto soccorso il 3 giugno, segnalando forte cefalea e fotofobia. Dopo essere stata sottoposta a Tac ed esame neurologico, era stata dimessa.
Quarantotto ore dopo, il 5 giugno, Canepa tornò in ospedale con deficit motori. Le condizioni della ragazza erano ormai gravi e, il 10 giugno, dopo il trasferimento a Genova, ne fu dichiarato il decesso.
Il decesso dopo il vaccino Covid
Il 25 maggio Camilla Canepa aveva ricevuto il vaccino Covid Astrazeneca, ma non è stato il farmaco a causarne la morte.
Così come appurato dalle indagini della procura, la 18enne è deceduta per Vitt, una rarissima trombosi celebrale associata a livelli di piastrine basse e scatenata dall’iniezione di preparati a base adenovirale (come i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson).
La Vitt si sarebbe potuta diagnosticare agendo secondo il protocollo e, dunque, eseguendo la Tac con liquido di contrasto, cosa che non fu fatta.
I medici indagati, sentiti inizialmente come semplici testimoni, avevano dichiarato che: “A noi disposizioni sui vaccini non sono mai giunte”.
La difesa verte sulla mancanza di un percorso e di linee guida precise, sottolineando come “solo dopo la vicenda di Camilla si è scatenata la discussione”.