Bomba Sinner sequestrata dai carabinieri a Napoli, come è fatto il botto di Capodanno dedicato al tennista
I carabinieri hanno sequestrato decine di Bombe Sinner, il nuovo botto di Capodanno illegale diffusosi a Napoli
Nuovo botto di Capodanno. I carabinieri hanno sequestrato decine di Bombe Sinner a Napoli durante un’operazione in una casa di un incensurato: di cosa sono fatti gli ordigni.
Sequestrata la Bomba Sinner
I carabinieri di Napoli hanno sequestrato 486 ordigni artigianali nella casa di un incensurato nell’area Flegrea. Sarebbero stati soprannominati Bomba Sinner, in onore del tennista italiano numero 1 della classifica Atp.
Si tratterebbe del nuovo botto di Capodanno che si sta diffondendo in città. Del tutto illegale, è di colore rosso come i capelli dell’atleta ed è composto da una serie di sostanze esplosive fatte arrivare dalla Cina e ordinate via web.
Tutto il materiale esplosivo è stato sequestrato, ma continua ogni anno la tradizione di creazione e vendita di esplosivi potenzialmente molto pericolosi nel capoluogo campano.
I precedenti
Da diversi anni a Napoli, poco prima di Capodanno, iniziano a diffondersi ordigni esplosivi fabbricati sul luogo, da far esplodere per festeggiare l’avvento dell’anno nuovo. Si tratta di prodotti illegali e pericolosi sia al momento della costruzione che dell’utilizzo.
Spesso, chi li progetta e li commercializza li dedica a uno sportivo. Una tradizione cominciata con il pallone di Maradona, e continuata con la bomba scudetto, la Kvara e la Georgiana nell’anno in cui il Napoli ha vinto il campionato italiano di calcio.
Alla creazione di questo tipo di ordigni sono dedicati interi laboratori clandestini e illegali, che impiegano spesso persone molto giovani o con scarsa esperienza lavorativa.
La tragedia di Ercolano
Proprio in uno di questi laboratori clandestini, il 18 novembre scorso si è verificato un incidente. Una scintilla ha scatenato un’esplosione nella fabbrica illegale. Hanno perso la vita Sara e Aurora Esposito, due gemelle di 26 anni, e il 18enne Samuel Tafciu.
Il proprietario dell’edificio in cui aveva sede il laboratorio illegale è indagato per omicidio colposo e disastro colposo. Aveva intestato la baracca dove si assemblavano gli ordigni alla figlia di 13 anni.
Le due gemelle lavoravano per 25 euro al giorno senza nessun contratto regolare. Era il proprietario dell’abitazione ad andarle a prendere a casa per portarle fino alla fabbrica abusiva.