Bari, festa in ospedale: medici e infermieri a rischio denuncia
Dodici medici e otto infermieri rischiano guai dopo che le foto di una festa in un reparto dell'ospedale sono finite sui social
Dodici medici e otto infermieri del Policlinico di Bari rischiano un procedimento disciplinare e una denuncia per aver partecipato, durante l’orario di servizio, a una festa privata: senza mascherina e senza rispetto del distanziamento. La festa, come riporta l’Ansa, si sarebbe tenuta in un reparto dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, ed è stata documentata da alcune foto finite sui social network.
I partecipanti alla festa sono stati identificati proprio grazie alle foto, acquisite dalla direzione sanitaria, che ha chiesto “al responsabile dell’unità operativa una relazione istruttoria“.
La relazione servirà a “verificare se, oltre all’evidente mancato rispetto delle regole di distanziamento e corretto utilizzo delle procedure di prevenzione e controllo dell’infezione da Covid-19, che ha messo a repentaglio la sicurezza degli operatori e la continuità delle cure, possa essersi verificata una interruzione di pubblico servizio o altra condotta penalmente rilevante che darebbe luogo ad una responsabilità di natura penale, oltre che disciplinare”.
L’episodio appare particolarmente grave soprattutto in relazione al crescente numero di contagi da coronavirus che si sta osservando in questi giorni in Italia: le strutture sanitarie sono in uno stato di massima allerta e l’attenzione per i rischi di contagio è quanto mai elevata.
Il direttore generale, Giovanni Migliore, ha commentato con dure parole: “Si tratta di un comportamento inaccettabile, per usare un eufemismo, e assolutamente irresponsabile“.
“È evidente che c’è stato un mancato rispetto delle regole anti Covid – ha chiosato Migliore – dal mancato distanziamento al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione e delle procedure di prevenzione e controllo dell’infezione”. Per la direzione sanitaria, la festa ha finito per mettere “a repentaglio la sicurezza degli operatori e la continuità delle cure”.