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AstraZeneca e il rischio trombosi causato dal vaccino anti Covid, l'intervista a Ciccozzi sui casi in Italia

Massimo Ciccozzi sottolinea l’importanza dei vaccini, ma su AstraZeneca e i casi di trombosi spiega: “Problemi dall’inizio, cronaca di una morte annunciata”

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Il vaccino anti Covid di AstraZeneca può provocare in casi rari una trombosi. La notizia ha fatto il giro del mondo in poche ore, dopo che l’azienda inglese ha ammesso, per la prima volta, che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). È accaduto nel Regno Unito, dove è stata organizzata una class action, un’azione legale collettiva contro l’azienda proprio a causa delle conseguenze che il vaccino ha causato in alcuni soggetti. Ci sono anche stati dei morti. L’intervista concessa a Virgilio Notizie da Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Biomedico di Roma e tra i maggiori esperti di vaccini.

AstraZeneca e i casi di trombosi

Come riporta The Telegraph, AstraZeneca ha prodotto un documento nel quale si legge che “il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”.

L’azienda ora deve rispondere alle accuse mosse da oltre 50 persone, che attribuiscono conseguenze gravi al suo vaccino, distribuito durante la pandemia.

I casi di Jamie Scott e Francesca Tuscano

Tra i primi a sporgere denuncia c’è la famiglia di una donna, Jamie Scott, che ad aprile del 2021 aveva avuto un’emorragia cerebrale in seguito a un coagulo, che avrebbe portato a danni permanenti.

Nel contenzioso si cita anche il caso di Francesca Tuscano, una 32enne italiana morta in seguito a somministrazione del vaccino.

Secondo il medico legale e l’ematologo a cui si è poi rivolta la famiglia, “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”.

In totale le famiglie dei pazienti che hanno presentato la class action chiedono ad AstraZeneca un risarcimento per i danni da circa 125 milioni di dollari.

L’intervista a Massimo Ciccozzi

È la prima volta che AstraZeneca ammette una possibile correlazione tra il vaccino e alcuni effetti collaterali possibili: è una novità?

“In realtà potremmo usare l’espressione di ‘morte annunciata’. Fin dal suo arrivo, il vaccino messo a punto da AstraZeneca e Università di Oxford si è rivelato problematico. Ricordiamo che anche in Italia si era parlato di possibile correlazione con una trombosi – in quel caso fatale – per una 18enne ligure, a giugno del 2021”.

Cosa era accaduto all’epoca in Italia?

“Ricordo perfettamente che la notizia arrivò mentre ero ospite di un programma tv e citai i risultati di due studi che avevo appena letto. Uno era israeliano, l’altro era inglese ed entrambi arrivavano alla stessa conclusione: che era non solo possibile procedere con vaccinazioni eterologhe (cioè passare ad altro tipo di vaccino dopo la prima somministrazione), ma in alcuni casi anche consigliabile”.

Perché? Per ridurre i rischi o per migliorare la protezione?

“Gli studi indicavano una copertura leggermente superiore in caso di eterologa. Ma non dimentichiamo che il vaccino AstraZeneca era stato accompagnato da qualche criticità anche in Italia, soprattutto per quanto riguardava la fascia di età per cui era consigliato: inizialmente l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) lo aveva pensato e offerto agli under 55. Poi, di fronte ai dati relativi a somministrazioni e possibili effetti avversi, lo ha limitato agli over 60. Questa altalena ne aveva messo dubbio efficacia e sicurezza”.

Oggi, di fronte a questa ammissione, si rischia di far calare ancora di più la fiducia nei vaccini?

“Il rischio c’è, ma ricordiamo che i vaccini, dopo l’acqua potabile, sono quelli che ci hanno permesso di salvare il maggior numero di vite umane”.

Nessun dubbio, dunque, sulla loro utilità…

“Esatto. Va però anche precisato che vanno fatti quando servono e a chi servono, cioè non sono mai da somministrare in modo indiscriminato a tutti: sono utili, ma vanno valutati i destinatari e i rischi”.

Tutti i vaccini possono portare a rischio di trombosi o altre conseguenze, o solo alcuni?

“Nel caso di AstraZeneca ricordiamo che la stessa Aifa aveva indicato che, per i soggetti che avevano avuto una sindrome trombotica, era sconsigliabile riceverne una seconda dose, o almeno si suggeriva l’indicazione di uno specialista proprio per evitare il rischio di trombocitopenia”.

E per gli altri vaccini: quali sono le possibili controindicazioni?

“È difficile e sbagliato generalizzare. Sicuramente qualche rischio di effetto collaterale avverso c’è sempre, ma questo vale per tutti i farmaci, compresa la tachipirina. Ci vuole buon senso, esattamente come per l’assunzione di ogni medicinale, compresi gli antibiotici che, sappiamo, in caso di abuso provocano antibiotico resistenza e altri problemi. Certo, nei confronti dei vaccini anti-Covid si è creata una certa sfiducia, infondata”.

Perché?

“Sono tanti i motivi. Per esempio, nei confronti dei vaccini a Rna inizialmente c’era molto scetticismo, la gente temeva modificazioni genetiche. Ma abbiamo visto che si sono dimostrati efficaci e utili”.

Tornando al rischio trombosi, di che patologia si tratta?

“È una patologia tipica da occlusione. La formazione di un trombo può essere paragonata ai lavori di un cantiere autostradale che riduce il numero di corsie e dunque porta a un restringimento. Nel caso dei trombi, sono dei coaguli che possono formarsi ovunque e portare danni a diversi organi, a seconda dei casi”.

Può fare qualche esempio?

“Per esempio, una trombosi può portare a infarto, ictus o embolia polmonare. Ma può verificarsi anche a carico delle gambe, se è una trombosi venosa, e può limitarsi a una sensazione di intenso calore a uno degli arti o a intorpidimento”.

Come si può prevenire una trombosi, salvo casi di particolare predisposizione?

“Sicuramente la prevenzione migliore è uno stile di vita attivo, con movimento regolare e alimentazione equilibrata, che eviti obesità, diabete e livelli elevati di colesterolo e glicemia, che rappresentano tutti possibili fattori di rischio”.

Fonte foto: ANSA

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