Arrestato in Germania boss dei matrimoni falsi fra italiani e vietnamiti: truffa per il permesso di soggiorno
L'uomo asiatico era ricercato da tre anni ed è stato localizzato in Germania. È accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina
È servito un lungo e meticoloso lavoro di indagine per individuare e arrestare in Germania il capo di un losco giro che organizzava matrimoni di convenienza tra cittadini italiani e vietnamiti. Questo individuo, un uomo asiatico di 43 anni, era stato oggetto di ricerca sin dal 2020 ed è ora accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’uomo è stato estradato a Reggio Emilia, dove aveva stabilito la sua residenza dopo che per anni era riuscito a sfuggire alle autorità.
Chi è il boss dei matrimoni falsi
L’uomo di 43 anni arrestato rappresenta il terzo e ultimo membro di un trio coinvolto in un’azione giudiziaria emessa dal giudice delle indagini preliminari del tribunale locale.
L’accusa principale nei loro confronti riguarda l’organizzazione di matrimoni fittizi tra cittadini italiani e vietnamiti, con l’unico scopo di consentire ai vietnamiti l’ingresso e la permanenza in Italia.
Gli “sposi” italiani ricevevano un compenso di 12mila euro più costi di viaggio e alloggio a Ho Chi Minh, in Vietnam, per celebrare il matrimonio fasullo
L’indagine
L’indagine è partita alla fine del 2018, quando le autorità hanno notato un aumento anomalo delle pratiche matrimoniali tra le due comunità.
L’indagine è stata condotta congiuntamente dall’Ufficio Immigrazione della Questura e dalla Squadra Mobile, sotto la coordinazione del sostituto procuratore Giulia Stignani.
Nel giugno del 2020, erano già state arrestate due donne di origine vietnamita: una 51enne residente a San Martino in Rio e una 43enne residente in provincia di Modena. Nel frattempo, il 43enne arrestato era riuscito a fuggire in Germania.
Le condanne
Il procedimento giudiziario riguardante i primi due indagati è già stato in gran parte risolto, con una condanna a 3 e 2 mesi di reclusione. Anche quattro finti coniugi sono stati giudicati colpevoli e condannati a pene che variano da 8 mesi a 2 anni di reclusione.
Gli organizzatori di questa rete illecita guadagnavano ingenti somme di denaro chiedendo pagamenti ai vietnamiti, che venivano così autorizzati a presentare domanda per il permesso di soggiorno e per l’istanza di ricongiungimento familiare in Italia.
I profitti degli “sposi”
In questo scambio, traevano profitto anche i cosiddetti “sposi” italiani, uomini e donne che venivano pagati circa 12mila euro in contanti, oltre alle spese di viaggio e alloggio, per raggiungere il consolato di Ho Chi Minh.
Qui, si univano in matrimonio con perfetti sconosciuti, spesso molto più giovani o più anziani di loro, senza neanche condividere la stessa lingua. Un affare illegale che ha avuto un tragico epilogo per i suoi protagonisti.