Arrestata Rosalia Messina Denaro, sorella del boss Matteo: scoperti i pizzini, gestiva i soldi del fratello
Arrestata Rosalia Messina Denaro, sorella del boss Matteo: secondo gli inquirenti gestiva le casse della famiglia, trovati i pizzini
Arrestata Rosalia, detta Rosetta, la sorella di Matteo Messina Denaro. La donna, 68 anni, ha custodito i segreti del boss durante la sua latitanza.
- Pizzini e segreti: così sono stati arrestati Matteo Messina Denaro e la sorella
- Chi è Rosalia Messina Denaro
- Cosa è emerso dai pizzini
Pizzini e segreti: così sono stati arrestati Matteo Messina Denaro e la sorella
L’arresto di ‘Rosetta’ è avvenuto nella mattinata di venerdì 3 marzo ed è stato operato dai carabinieri del Ros a Castelvetrano, nella storica abitazione di famiglia, in via Alberto Mario.
Il pool coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido contesta a Rosalia l’accusa di associazione mafiosa. L’ordinanza firmata dal gip di Palermo Alfredo Montalto sottolinea che Rosalia è finita in manette “per aver gestito la cassa della famiglia” ed essere stata “punto di riferimento della riservata catena dei pizzini del latitante”.
La svolta è arrivata il 6 dicembre scorso quando un pizzino è stato trovato nell’abitazione di Rosalia Messina Denaro. Il biglietto è stato cruciale per la cattura della primula rossa di Cosa nostra.
Quel giorno, gli investigatori erano entrati di nascosto per installare una microspia, avevano scelto il salone, dove Rosalia passa diverse ore ed è solita stirare. Smontando la gamba di una sedia di metallo hanno fatto un’inaspettata scoperta, rinvenendo un biglietto in cui c’era il diario clinico di una persona, vale a dire di Matteo Messina Denaro.
“Adenocarc, 3 novembre 2020 lo so, 9 novembre ricovero, 13 operazione. Persi 11 chili”. E poi ancora: “Sei luglio 2021 è ritornato (…) Ridotto fare tre cicli. Gennaio 2022 altra tac. Se si riduce ancora abbassiamo la che (chemioterapia – ndr)”. Era appunto il diario clinico del super latitante, che la sorella aveva trascritto sulla ricevuta di un vaglia inviato al figlio detenuto.
In quel 6 dicembre, magistrati ed inquirenti hanno avuto l’assoluta certezza che il boss era gravemente ammalato. Così hanno iniziato a cercare nella banca dati del ministero della Sanità. “Un’indagine pura, senza confidenti e pentiti”, ha ribadito dal primo momento il procuratore de Lucia.
Quella gamba vuota della sedia era il posto perfetto per celare segreti, messi nero su bianco sui pizzini. Ne sono stati trovati diversi. Uno è anche uno stralcio del libro mastro, con la contabilità in entrata e in uscita. “La scrittura è quella di altri pizzini di Matteo Messina Denaro trovati nel tempo”, rendono noto i sostituti procuratori Gianluca De Leo e Pierangelo Padova.
Chi è Rosalia Messina Denaro
Rosalia è la più grande dei cinque fratelli Messina Denaro. Prima dell’arresto, non era stata mai coinvolta direttamente nelle indagini. Suo marito, Filippo Guttadauro, si trova in carcere ed è sempre stato considerato uno dei postini più vicini al superlatitante. Dietro le sbarre c’è anche il figlio di Rosalia, Francesco, finito in manette nel 2013 insieme alla sorella più piccola del boss, Anna Patrizia.
Un’altra figlia di Rosalia Messina Denaro, Lorenza Guttadauro, è attualmente l’avvocatessa nominata dal boss. Suo marito è Luca Bellomo. Pure quest’ultimo è stato in carcere perché ritenuto parte del clan; è uscito di prigione il novembre scorso.
Cosa è emerso dai pizzini
Le indagini hanno scoperchiato alcuni dei segreti della famiglia. Ad esempio alcune annotazioni sui soldi trovate nel biglietto scoperto nella casa di Castelvetrano hanno fatto emergere alcune spese: “Totale di prima, 64.100. Spese ultimo periodo 12.400. Totale di ora: 51.700. Per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400. Non di più. E mi fai sempre lo spekkietto finale così so quanto è la cassa”.
I magistrati hanno pochi dubbi: “Assolutamente univoco il significato: Messina Denaro ricorda al destinatario del pizzino l’esistenza di una grossa provvista (€ 64.100) e le spese già affrontate (€ 12.400) con riferimento ad un periodo appena trascorso. E altrettanto univoco è l’ordine che impartisce a chi avrebbe ricevuto il pizzino su quanto spendere per il periodo successivo (“Per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400”).
“Tale espressione – commentano sempre i magistrati – rivela con certezza l’esistenza di un fondo riservato: il tenore della espressione ‘devi’ (e non puoi) lascia certamente intendere che trattasi di somme da utilizzare non per il personale soddisfacimento di chi le aveva in custodia, ossia il destinatario del pizzino, ma assai verosimilmente doveva essere costui a sua volta a distribuire il denaro a terzi”.
Sul pizzino del fratello, Rosalia aveva fatto delle annotazioni: 2014 accanto la cifra di 12.400 euro, 2015 accanto 51.700”. Ed è questo il motivo per cui alla donna viene contestato di avere gestito la cassa della famiglia.
“Le ultime parole chiariscono definitivamente, ove ancora ce ne fosse bisogno – si legge nel provvedimento di custodia cautelare – natura e finalità della provvista ingente: è la cassa, espressione oramai divenuta notoria con la quale le famiglie di Cosa nostra indicano la giacenza alimentata dai proventi illeciti di denaro in contanti, pronto a essere utilizzato, con cui il gruppo, l’articolazione o il mandamento mafioso fa fronte alle spese per i detenuti, per le loro famiglie, per gli onorari dei legali e più in generale per i bisogni degli associati”.
Dopo l’arresto del latitante, i carabinieri hanno fatto subito irruzione nell’abitazione di via Alberto Mario, e hanno messo le mani sul pizzino che avevano fotografato il 6 dicembre. Poi, hanno perquisito anche la dimora di campagna di Rosalia, in contrada Strasatto Paratore. In una botola del sottotetto sono stati scovati altri biglietti, alcuni scritti per certo dalla sorella del mafioso. Uno in particolare faceva riferimento ad altre spese.
Scrivono sempre i magistrati: “Si tratta di pizzini tutti aventi a oggetto persone, somme di denaro, vicende, sulle quali occorrerà svolgere approfonditi accertamenti ma che da subito permettono di ricondurre il ruolo di Rosalia Messina Denaro a vera e propria centrale di spese decise o direttamente dal latitante o dalla donna in suo nome e per suo conto”.
In un appunto intitolato “Finale cassa gennaio 2010” si fa riferimento a “mensili” e ad altre spese, per un totale di 122.070 euro: “5.400 quadro, 1.200 iva, 1.500 orecchini Asia, 4.500 avv. Patrizia”. E, poi, un altro pizzino con le uscite di gennaio 2011, rinvenuto in via Alberto Mario: ogni mese, 1.500 euro erano destinati ad F.. Per gli inquirenti ci sono pochi dubbi: trattasi di Franca Alagna, la madre della figlia di Messina Denaro, che fino a qualche anno fa viveva nella dimora di via Alberto Mario.