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CRONACA NERA

Arcangelo Correra ucciso a 18 anni a Napoli, fermato il cugino Benedetto Caiafa: l'accusa e la sua confessione

Renato Benedetto Caiafa, ora in stato di fermo, ha raccontato alla polizia quanto accaduto negli istanti che hanno portato alla morte di Arcangelo Correra

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Renato Benedetto Caiafa ha raccontato ai magistrati cos’è successo la sera della morte di Arcangelo Correra, suo cugino. Caiafa è in stato di fermo per i reati di porto e ricettazione di arma clandestina, mentre è stato denunciato per omicidio colposo. È stato lui stesso a recarsi in Questura per confessare quanto accaduto nella notte tra venerdì e sabato in piazza Capuano, a Napoli. Il 19enne, amico e cugino di Arcangelo Correra, si trova in carcere e i provvedimenti a suo carico dovranno essere confermati dal giudice.

Com’è partito il colpo che ha ucciso Arcangelo Correra

Il racconto di Caiafa coincide con la ricostruzione emersa poche ore dopo la morte di Arcangelo Correra, ucciso da un colpo di pistola che lo ha raggiunto alla testa. Il 19enne, in lacrime, ha raccontato al pm Ciro Capasso quanto accaduto in quei drammatici istanti.

Caiafa e Correra, insieme ad altri amici, stavano armeggiando con la pistola quando è partito un proiettile in maniera accidentale che ha colpito Correra alla testa. La corsa all’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli è stata inutile, perché il 18enne è morto poco dopo il ricovero.

Il luogo della tragedia

Il racconto di Caiafa: “Pensavamo a una pistola finta”

“Che guaio ho combinato. Non pensavo che fosse vera, non avevo mai visto una pistola prima. Stavamo giocando. Ho capito tutto solo quando ho visto il sangue sul corpo di Arcangelo. Non volevo, non volevo”, queste le parole di Caiafa al magistrato, riportate da Repubblica.

Come raccontato da Caiafa agli investigatori della Squadra Mobile di Napoli, quella sera insieme ad altri amici lui e Arcangelo si trovavano in piazza Capuano quando avrebbero notato una pistola appoggiata sul pneumatico di un’auto. Pensando che si trattasse di una pistola finta, l’hanno presa “per giocare” ed è partito un colpo che ha colpito Arcangelo Correra alla testa.

La pistola, infatti, non solo era una vera Beretta calibro 9.21, ma era anche carica. A quel punto, ha raccontato Caiafa (che è fratello del 17enne Luigi, ucciso nel 2020 da un poliziotto durante una tentata rapina) ha messo la pistola nel motorino e, insieme agli altri, ha portato il 18enne in ospedale.

Il questore di Napoli: “Troppo facile trovare armi”

Il questore di Napoli, Maurizio Agricola, ha commentato la morte di Arcangelo Correra, avvenuta nella notte tra venerdì e sabato.

Intervistato da Repubblica, il questore ha parlato di “sconcertante banalità del male nelle fasce più giovani”, puntando il dito contro la facilità nel reperire le armi, dovuta anche al ruolo della camorra.

“Se si gira armati, se si spara per un nonnulla, è evidente che è radicata una mentalità camorristica e una metodologia di azione criminale camorristica”, ha detto il questore di Napoli, aggiungendo che serve un’azione multidisciplinare a supporto di quella delle forze dell’ordine.

Fonte foto: ANSA

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