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CRONACA NERA

Angelo Onorato e la rivelazione dell'amico sulla pistola: "Mi disse che gli serviva". L'ipotesi dell'agguato

Un amico di Angelo Onorato ha svelato in un'intercettazione che l'imprenditore gli aveva chiesto una pistola, settimane prima della sua morte a Palermo

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Claudio Carollo

GIORNALISTA

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di cronaca e attualità economico-politica, interessandosi nel tempo di tematiche sociali e sport. Ha collaborato con diverse testate nazionali, con esperienze anche in radio.

Angelo Onorato aveva chiesto a un amico una pistola, che avrebbe cercato per tre settimane, prima della morte. Aumentano i punti oscuri sulla morte del marito dell’eurodeputata Francesca Donato, trovato senza vita a bordo della sua auto sulla parallela dell’autostrada Palermo-Trapani. Tra questi il tentativo di entrare in possesso di un’arma, forse per difendersi, svelata da un amico del 54enne imprenditore in un’intercettazione.

La rivelazione dell’amico sulla pistola

Mi disse che gli serviva una pistola. Nulla di più. Hai il porto d’armi?, chiesi. No. Ma sei pazzo? Tutto qui…” questo il passaggio della conversazione di un amico con i familiari, riportata dal Corriere della Sera, finita nei taccuini degli investigatori.

Per Vincenzo Lo Re, legale rappresentante della famiglia, l’idea che il 54enne fosse alla ricerca di un’arma allontana ancora di più l’ipotesi del suicidio sulla morte di Onorato, che Francesca Donato ha rifiutato dal primo momento: “Per noi è un dato che, sommato alle preoccupazioni più volte manifestate per risolvere ‘un problema’ a Capaci, ‘anche in modo bonario, ci fa pensare ancora di più a un delitto, escludendo l’ipotesi del suicidio“.

L’indagine sulla morte di Angelo Onorato

Il riferimento dell’avvocato è all’ultima conversazione avuta dall’imprenditore con il cognato, che era andato a prendere all’aeroporto per accompagnarlo nell’abitazione di Mondello: “Devo andare a incontrare dei personaggi di Capaci, devo risolvere una questione, spero in modo bonario” aveva detto con insofferenza al familiare, poco prima della morte, sabato 25 maggio.

Un elemento centrale nel fascicolo di indagine sull’omicidio di Onorato aperto dalla procura di Palermo, insieme alla lettera, scritta a febbraio, arrivata a un altro amico due giorni prima del ritrovamento: tre fogli da consegnare alla moglie “se succede qualcosa”, in cui l’architetto manifestava la preoccupazione di essersi fidato delle “persone sbagliate” ammettendo che “c’è gente che mi vuole male”, dopo aver fatto il quadro economico della famiglia e aver dedicato parole di grande amore verso la moglie e ai figli.

L’autopsia

Grande attesa per l’autopsia affidata al medico legale Tommaso D’Anna. La famiglia ha nominato come consulente Nuccia Albano, medica legale e assessora regionale a Famiglia e Lavoro, che prima della perizia, ha spiegato a Repubblica che “per suicidarsi con una fascetta l’aggancio dev’essere nella parte anteriore, se è laterale o posteriore è praticamente impossibile avere la forza per stringere la stringa”.

“Angelo non era una persona chiusa, introversa – ha raccontato Albano – Soprattutto era una persona in grado di superare le difficoltà. Da amica sono ancora senza parole, non mi convinco che si possa essere tolto la vita. Se poi l’ha fatto ci dovranno essere le sue impronte sulla fascetta, escludo che una persona si tolga la vita con i guanti. Questo sarà un punto importante per capire cosa è successo”.

Fonte foto: ANSA/Facebook - Angelo Onorato

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