Alberto Genovese volontario in un centro per donne vittime di violenza: è stato condannato per stupro
Alberto Genovese lavora come volontario in un centro per le donne vittime di violenza: l'ex imprenditore è stato condannato per stupro
Ora Alberto Genovese si impegna come volontario in un centro che si occupa di donne vittime di violenza. Lo stesso sta scontando una condanna a 6 anni e 11 mesi per aver drogato e stuprato due ragazze. Ora gli è stato riconosciuto il permesso di lasciare il carcere una volta alla settimana per un programma di giustizia riparativa.
- Alberto Genovese volontario in un centro antiviolenza
- La condanna
- Wall Of Dolls, l'associazione antiviolenza
Alberto Genovese volontario in un centro antiviolenza
Una volta a settimana Alberto Genovese lascia il carcere per lavorare in un centro per le donne vittime di violenza. La notizia arriva dall’Ansa.
L’ex imprenditore digitale potrà lavorare quattro giorni a settimana presso l’associazione Wall of Dolls grazie all’autorizzazione concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Milano.
Oltre all’impegno presso l’associazione Wall Of Dolls, Genovese frequenta per tre giorni a settimana la Casa Carità di don Virginio Colmegna per occuparsi dei senzatetto che chiedono accoglienza.
La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano è arrivata lo scorso luglio dopo una prima risposta negativa dei giudici nel mese di novembre.
La condanna
Nel 2020 Alberto Genovese è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale (anche di gruppo) nei confronti di due modelle invitate presso il suo attico Terrazza Sentimento durante il lockdown, a Milano.
Per questo processo Genovese, noto alla stampa come “re delle startup“, è stato condannato a 8 anni e 11 mesi con un taglio di due anni dovuto alla legge Cartabia. Per questo motivo Genovese terminerà di scontare la pena nel 2027.
Wall Of Dolls, l’associazione antiviolenza
L’associazione Wall Of Dolls è nata a Milano nel 2014 su iniziativa di Jo Squillo. Nel 2019 è diventata una Onlus. L’associazione prende il nome da un’antica usanza indiana: una bambola viene installata sulla porta di casa ogni volta che una donna subisce violenza.
Wall Of Dolls è dunque un’azione creativa permanente che attraverso simboli, eventi, incontri e partecipazione di importanti personalità del mondo del giornalismo, della cultura, della medicina, dell’arte e della moda porta avanti un forte messaggio di contrasto alla violenza contro le donne. L’iniziativa si estende in altre città come Roma, Genova, Venezia, Brescia e Trieste.