Alberto Genovese accusato di altre due violenze sessuali: l'imprenditore ringrazia i pm per averlo arrestato
L'ex imprenditore avrebbe ringraziato gli inquirenti per averlo salvato dalla tossicodipendenza
Alberto Genovese è tornato davanti ai pm di Milano. L’imprenditore, che ha alle spalle una condanna di 6 anni, 11 mesi e 10 giorni, si sta difendendo dalle accuse della seconda tranche di indagini chiusa nei mesi scorsi e nella quale è attesa, per le prossime settimane, una nuova richiesta di processo.
- "Meno male che mi avete arrestato, mi avete salvato"
- Le accuse contro l'imprenditore
- Genovese resta sicuramente in carcere a Bollate fino a ottobre
“Meno male che mi avete arrestato, mi avete salvato”
Genovese, 46 anni ed ex fondatore di start up digitali di successo, dopo la chiusura del nuovo filone, che è stato coordinato dall’aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini e sempre condotto dalla Squadra mobile, ha chiesto ai pm di essere interrogato.
Per l’interrogatorio, durato circa tre ore, è giunto accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria. A difenderlo ci sono i suoi legali, Salvatore Scuto e Davide Ferrari.
“Meno male che mi avete arrestato. Perché così mi avete salvato dalla tossicodipendenza e dai miei errori”, avrebbe detto Genovese durante l’interrogatorio.
Le accuse contro l’imprenditore
Nella nuova tranche d’inchiesta il 46enne è accusato di altri due casi di violenze. Secondo l’accusa Genovese avrebbe agito secondo il medesimo schema per cui è stato condannato nel primo filone dell’indagine a suo carico. Vale a dire che gli viene contestato l’uso di droghe, in particolare cocaina, finalizzato a stordire le ragazze fino a condurle ad uno stato di incoscienza. Inoltre è accusato di intralcio alla giustizia e di detenzione di materiale pedopornografico.
Genovese resta sicuramente in carcere a Bollate fino a ottobre
Di recente il Tribunale di Sorveglianza ha deciso che Genovese dovrà rimanere nel carcere di Bollate almeno fino a fine ottobre, perché serve, secondo quanto stabilito dai giudici, una valutazione psichiatrica sulla causa specifica dei reati e delle modalità di “estrema violenza” con cui sono stati commessi.
In autunno si deciderà in merito a un suo eventuale trasferimento in una comunità di recupero.