Adria, madre porta il figlio al pronto soccorso: costretti a stare al freddo nel parcheggio delle ambulanze
Una famiglia ha denunciato la situazione all'ospedale di Adria, in provincia di Rovigo: mamma e figlio costretti ad aspettare il loro turno al freddo
Lasciata al freddo insieme al figlio piccolo, in attesa di farlo visitare in ospedale. La vicenda, denunciata dal marito della donna protagonista di uno scatto diventato virale sui social, è accaduta ad Adria, in provincia di Rovigo, nel parcheggio delle ambulanze del Santa Maria Regina degli Angeli.
- Perché la madre era stata costretta a stare fuori
- La denuncia del marito
- L'intervento del sindaco e la nota dell'Ulss
Perché la madre era stata costretta a stare fuori
La donna e suo figlio sono stati costretti ad aspettare il loro turno al freddo del garage dove si parcheggiano le ambulanze: nella sala d’aspetto non c’era posto, in attesa dell’esito del tampone.
Alla madre e al piccolo – ha denunciato la famiglia sui social – è stata concessa solo una piccola stufa di fortuna: il garage, ovviamente, era privo di riscaldamento.
La denuncia del marito
Il marito della donna, sui social, ha scritto che “non è nel mio carattere lamentarmi ed esporre certi problemi sui social, ma questa non potevo non pubblicarla. A voi le considerazioni. Questa è l’accettazione del Pronto Soccorso di Adria“.
Nelle immagini, si vede anche il figlio piccolo avvolto nelle coperte.
L’intervento del sindaco e la nota dell’Ulss
Il sindaco di Adria, Omar Barbierato, è intervenuto confrontandosi in primis con Patrizia Simionato, direttore dell’Ulss 5.
Secondo quanto riferito dall’Ansa, al primo cittadino è stato garantito che la situazione nelle stanze dell’accettazione del pronto soccorso sarà risolta al più presto.
La direzione dell’Azienda Ulss 5 Polesana, in una nota, ha poi espresso indignazione per quanto accaduto, scusandosi con la famiglia coinvolta e con tutti gli utenti: “Purtroppo, questo rappresenta il risultato di una troppo rigida interpretazione delle norme – sottolinea il comunicato – senza tenere conto dei conseguenti effetti sui cittadini”.
L’Azienda ha poi aggiunto di aver avviato una indagine interna “tesa a verificare le responsabilità di quanto accaduto, nella certezza che sarebbe bastato applicare le direttive regionali, inviando i bambini subito in area pediatrica, trovando contemporaneamente un locale adeguato per chi attende l’effettuazione del test tampone”.
Per la direttrice, infatti, “il buon senso deve sempre prevalere, ovviamente nel rispetto della norma“, riporta l’Ansa.