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Vittorio Sgarbi, quali sono le contestazioni mosse dall'Antitrust: dai cachet al conflitto d'interesse

Quali sono le accuse dell'Antitrust a Vittorio Sgarbi che hanno portato alle sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Il conflitto d’interesse, i compensi per le attività professionali svolte e i tanti incarichi ricoperti. Sono queste in sintesi le accuse mosse dall’Antitrust a Vittorio Sgarbi, in seguito alle quali il politico e critico d’arte si è dimesso da sottosegretario alla Cultura del governo Meloni.

Le accuse dell’Antitrust a Vittorio Sgarbi

A svelare nel dettaglio quali sono le accuse mosse dall’Antistrust all’ormai ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è il Corriere della Sera, che nella giornata di sabato 3 febbraio ha pubblicato stralci del provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Così si legge nel testo:

“Vittorio Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione legge 20 luglio 2004, n. 215”, la legge Frattini sul conflitto di interesse.

L’Antitrust contesta a Sgarbi numerosi conflitti d’interesse tra le attività di governo e gli altri incarichi ricoperti e le varie attività private correlate alla professione di storico dell’arte.

Numerose attività, dagli spettacoli teatrali alle ospitate in tv, che gli sono valsi lauti guadagni: 300 mila euro nei soli primi nove mesi da sottosegretario.

Il conflitto d’interesse

Nel provvedimento l’Antitrust precisa che l’elemento della occasionalità delle attività private svolte da Sgarbi, evidenziato nella sua memoria difensiva, è “del tutto incompatibile con la realizzazione e il mantenimento di una stabile organizzazione di persone e mezzi il cui fine unico è quello di organizzare, gestire e realizzare gli interventi del Prof. Sgarbi dietro corrispettivo”.

L’Autorità cita le due società Ars e Hestia, responsabili dell’organizzazione delle partecipazioni di Sgarbi agli eventi ritenute incompatibili con la carica di governo.

Società che sono gestite da Antonino Ippolito, storico collaboratore di Sgarbi e suo capo segreteria al Ministero, e Sabrina Colle, attuale compagna del critico d’arte.

I 17 incarichi di Vittorio Sgarbi

Nel testo l’Antitrust elenca anche l’alto numero di incarichi ricoperti da Vittorio Sgarbi, ben 17:

  • sottosegretario alla Cultura;
  • sindaco di Sutri (Viterbo);
  • assessore comunale di Viterbo;
  • prosindaco di Urbino;
  • commissario generale alle Belle arti e ai musei di Codogno;
  • responsabile nazionale Anci per la valorizzazione dei beni culturali, storici e artistici;
  • presidente del Mart di Trento e Rovereto;
  • presidente della Fondazione Gypsoteca e Museo Canova di Possagno;
  • presidente della Fondazione Ferrara Arte;
  • presidente del consiglio di amministrazione del Museo dell’Alto Garda;
  • presidente del Parco della antichissima città di Sutri;
  • membro del Comitato scientifico della Galleria Nazionale di Urbino;
  • membro del Comitato scientifico del Museo Galileo di Firenze;
  • membro del Comitato scientifico delle Gallerie dell’Accademia di Venezia;
  • direttore artistico della Fondazione Pallavicino di Genova;
  • direttore artistico della Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito;
  • presidente di Rinascimento Associazione Culturale.

Sgarbi: “Farò ricorso al Tar”

Dopo aver annunciato le sue dimissioni da sottosegretario, nelle ultime ore Vittorio Sgarbi ha criticato duramente il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che il 25 ottobre aveva fatto partire la segnalazione all’Antitrust.

Al Corriere della Sera Sgarbi ha annunciato che farà ricorso al Tar contro il provvedimento dell’Antitrust, che a suo dire violerebbe l’articolo 21 della Costituzione, quello sulla libertà di espressione.

Fonte foto: ANSA

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