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Vittorio Sgarbi nella bufera per il quadro di Manetti rubato: una foto proverebbe che la sua tela è la stessa

Una foto ad alta risoluzione dimostrerebbe che la tela di proprietà di Vittorio Sgarbi e il quadro di Rutilio Manetti rubato nel 2013 coincidono

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Una foto in alta definizione potrebbe mettere definitivamente nei guai Vittorio Sgarbi, tirato in ballo nella vicenda del quadro di Rutilio Manetti rubato nel 2013. Secondo “Il Fatto Quotidiano”, l’immagine dimostrerebbe che la tela in suo possesso, denominata “La cattura di San Pietro“, sarebbe proprio quella scomparsa da Buriasco, in Piemonte. Il confronto tra la scansione utilizzata per la riproduzione e le foto del restauratore a cui Sgarbi affidò il quadro suggerirebbe, infatti, che si tratti della stessa opera. La prova chiave, comunque, rimane il frammento di tela trovato sul luogo del furto, che comunque secondo l’inchiesta si adatterebbe perfettamente alla versione che Sgarbi ha esposto a Lucca.

Il quadro di Manetti rubato e Vittorio Sgarbi

La nuova prova emerge dal confronto tra la scansione utilizzata per la riproduzione e le foto del restauratore a cui Sgarbi aveva affidato il quadro. Un documento che indicherebbe, secondo “Il Fatto Quotidiano”, che sia la medesima opera con “ragionevole certezza”.

L’autore dell’articolo, Thomas Mackinson, ha riferito di aver chiesto spiegazioni a Sgarbi in merito alle similitudini nel quadro. La risposta del sottosegretario alla Cultura è stata che il quadro è stato venduto, per poi chiamare la polizia e accusare i giornalisti di stalking.

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La posizione dei restauratori

Samuele e Cristian De Petri, titolari di G-Lab, sono i restauratori coinvolti da Sgarbi nella lavorazione della tela. Secondo la loro versione, il compito affidato è stato svolto senza la consapevolezza di trovarsi davanti a un possibile quadro rubato, apprendendo soltanto dalla foto del giornale la questione, e non senza apprensione.

Come affermato da Cristian De Petri, la candela, elemento chiave ai fini dell’identificazione dell’opera, era già presente, e Sgarbi ha pagato 6.100 euro per il lavoro, considerato un prezzo di costo per quella che era vista come una prova e non un articolo destinato all’esposizione o alla vendita.

Cosa emerge dalla scansione

In azienda è rimasto il file della scansione 3D ad alta risoluzione, una sorta di impronta digitale dell’opera. Da questa emergerebbe la cosiddetta “cracchettatura“, un reticolo di fratture sottili nella vernice antica che sarebbe impossibile riprodurre in copia.

Intorno alla candela ci sono parti bianche chiare, che segnalerebbero un intervento di pittura effettuato in tempi recenti. C’è poi il brandello di tela rivenuto a Buriasco nel luogo del furto, che si incastrerebbe alla perfezione in un’area del quadro che presenta una sorta di “rattoppo”.

Nel frattempo, la trasmissione Report ha annunciato che la questione sarà affrontata nuovamente nella puntata di domenica 7 gennaio, dopo la puntata più volte rimandata e andata in onda il 17 dicembre.

Fonte foto: ANSA

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