Il virologo Silvestri contro il lockdown: 7 ragioni per uscire
L'esperto ha spiegato di aver cambiato idea sulla chiusura totale perché le informazioni sul nuovo coronavirus sono cambiate nel tempo
Il virologo Guido Silvestri, docente dell’Università Emory di Atlanta e divulgatore scientifico, ha spiegato le ragioni per cui ha cambiato idea sulla riapertura nel giro di pochi mesi. Lo ha fatto attraverso Facebook, dove ha sottolineato che esistono diversi tipi di lockdown e “quindi definirsi pro o contro chiusura a priori non ha senso”.
“La prima cosa da capire è che l’evidenza scientifica a nostra disposizione su Covid-19 cambia in modo tumultuoso. Non siamo come nel caso del vaccino per il morbillo, che è sicuro, efficace e non causa l’autismo – lo sappiamo da anni e non c’è nessuna ragione di cambiare opinione. Qui ogni giorno scopriamo cose nuove, e non è saggio rimanere della stessa idea quando cambiano i dati a nostra disposizione”, ha dichiarato il virologo.
“Ma torniamo alla chiusura. Se il presidente Giuseppe Conte o chi per lui mi avessero chiesto il 10 marzo 2020 un parere sul lockdown, avrei detto senza esitazione: ‘Sì, lo dobbiamo fare, qui e subito’. Perché in quel momento non avevamo altra scelta“, ha ipotizzato Guido Silvestri.
“Ora, due mesi dopo, sappiamo fortunatamente molte più cose sul virus e sulla malattia, ed è normale che, quando cambiano le informazioni a nostra disposizione, cambino anche le nostre opinioni“, ha aggiunto l’esperto, prima di elencare ben sette nuove informazioni che la comunità scientifica ha appreso riguardo il nuovo coronavirus nel corso del tempo. Alla luce delle quali il virologo avrebbe risposto diversamente.
La prima novità sul Sars-Cov-2 da tenere in considerazione è che “la stagionalità sembra avere un ruolo molto importante nell’andamento della pandemia in specifiche aree geografiche”. Inoltre “l’immunità naturale potrebbe essere più facile da raggiungere a causa di cross-reattività dell’immunità cellulare con altri coronavirus”.
Per il medico bisogna tenere conto anche del fatto che “non sempre le chiusure totali hanno dato risultati migliori delle chiusure parziali o limitate“, come nel caso di New York, confrontato con la Florida. E “i cluster più grandi di contagi avvengono in ambienti non protetti dalla chiusura, come case di riposo, ospedali, famiglie, meet-packing industry”, mentre “i contagi in altri ambienti sono rari”.
Guido Silvestri ha sottolineato che “i danni psicologici della chiusura prolungata sui bambini e adolescenti sono notevoli, e i danni socio-economici, come disoccupazione e caduta del Pil, si confermano essere ingenti”.
La strategia riguardo i lockdown, per l’esperto, dovrebbe cambiare anche perché “alcuni modelli epidemiologici che hanno previsto grandi benefici dalla chiusura potrebbero essere basati su dati iniziali incompleti, o contenere errori metodologici“.
In ultima analisi, ha spiegato Guido Silvestri nel suo post su Facebook, “stanno emergendo terapie in grado di limitare la morbilità (i.e. la frequenza percentuale di una malattia in una collettività) e la mortalità di Covid-19″. Per il virologo, “ognuno di questi punti meriterebbe un saggio di dieci o venti pagine che naturalmente non ho il tempo di scrivere adesso”.
Lo sfogo di Guido Silvestri contro i “virologi della domenica”
“Ma il punto è un altro. Il punto è che io non sono né pro-chiusura né contro-chiusura. Io sono solo pro-scienza, pro-evidenza, e pro-dati. Sono uno che si fa un mazzo così per studiare e comprendere la mole enorme di dati che emergono ogni giorno su Covid-19, e questo compito richiede, oltre a tanta competenza (non ce lo scordiamo, signori virologi della domenica!), anche una notevole apertura mentale e onestà intellettuale”, ha sottolineato.
“Soprattutto, cari amici, mettetevi bene in testa che il prof. Guido Silvestri non ha horses in the race”, vale a dire interessi personali, “nel parlare di Covid-19, se non la speranza e il desiderio che tutti noi possiamo presto metterci questa brutta parentesi dietro le spalle. Non ho bisogno di fare carriera, ne ho fatta fin troppa, credetemi. Né di avere visibilità, che detesto. Guadagno più di quanto mi sarei mai aspettato, e ho già rinunciato a ruoli politici anche molto importanti proprio per mantenere la mia libertà”, ha spiegato l’esperto.
“Quello che faccio è combattere per sconfiggere Covid-19, a livello sia di ricerca scientifica che di medicina clinica, perché la ritengo la cosa giusta da fare. E lo faccio con la stessa passione e intensità con cui da 30 anni combatto Hiv e Aids. Il tutto nello spirito di aumentare la conoscenza e ridurre le sofferenze de nostri simili. Inoltre, cerco di divulgare le conoscenza della scienza a persone non del mestiere che vedo stanche, ansiose e impaurite”, ha dichiarato Guido Silvestri su Facebook.
“Faccio tutto questo con grande convinzione, perché credo fermamente nella mia missione, con enorme ottimismo, perché ho una fiducia straordinaria nell’efficacia della scienza, e con l’energia che viene dal credere nella sostanziale positività della stragrande maggioranza delle persone”, ha scritto ancora l’esperto.”Questo è quello che avrete da me, e dalla squadra delle pillole di ottimismo che stiamo preparando. Niente di più e niente di meno. Numeri, risultati, evidenza sperimentale, e ragionamenti seri e onesti, sempre. Opinioni di comodo o col paraocchi, mai!”. ha concluso.
Morbilità o morbidità? Come si dice e cosa significa
Con il termine morbilità si intende il numero dei casi di malattia registrati in un dato periodo in rapporto al numero complessivo di persone prese in esame. Il tasso di morbilità si può determinare in due modi. Si parla di prevalenza quando viene rapportato il numero complessivo degli individui che soffrono della malattia con la popolazione totale, e di incidenza quanto si tiene in considerazione soltanto il numero degli individui che manifestano la malattia per la prima volta in un determinato periodo.
Alcuni esperti parlano di morbidità. Sebbene possa apparire un errore di battitura, la parola viene utilizzata correntemente anche nella letteratura scientifica come sinonimo di morbilità. Come spiega Maria Cristina Torchia dell’Accademia della Crusca, si tratta di un termine entrato nel vocabolario specialistico attraverso l’inglese. Negli studi internazionali si parla infatti di morbidity.
Tuttavia non si tratta di un vero inglesismo. ‘Morbid’ deriva da ‘morbidus’, che in latino significava ‘malaticcio, malsano’. In italiano tuttavia questa parola ha subito uno slittamento semantico, diventando sinonimo di ‘afflosciato, cedevole’ e quindi ‘molle, soffice’. Possiamo trovare l’uso originale con il significato di malattia in parole come morbo e derivati.