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Variante coronavirus, la previsione di Pregliasco sul vaccino

Fabrizio Pregliasco, ricercatore dell'Università di Milano, è intervenuto sul tema della variante del coronavirus scoperta in Gran Bretagna

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Dopo i pareri, tra gli altri, di Andrea Crisanti e Massimo Galli, sulla nuova variante del coronavirus scoperta nel Regno Unito è intervenuto anche Fabrizio Pregliasco, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano, intervistato dall’Ansa. Secondo l’esperto, tale variante “non dovrebbe sfuggire alla protezione della vaccinazione”.

Variante coronavirus: vaccino a rischio? Pregliasco è ottimista

Fabrizio Pregliasco è quindi ottimista per quel che riguarda l’efficacia del vaccino nonostante l’allarme generato dalla nuova variante di coronavirus appena scoperta in Gran Bretagna. “Non dovrebbe sfuggire alla protezione della vaccinazione – ha spiegato -, perché gli anticorpi promossi dal vaccino hanno un bersaglio su diversi punti della proteina spike che si trova sulla superficie del virus, quindi anche se qualche piccola parte della spike si modifica, viene comunque riconosciuta”.

Nella peggiore delle ipotesi, comunque, “non sarebbe un dover ricominciare da zero con la sperimentazione, ma fare un aggiornamento della composizione del vaccino, in modo simile a quanto avviene ogni anno con quello influenzale”.

Variante coronavirus, cosa succede quando i virus mutano: la spiegazione di Pregliasco

Pregliasco ha aggiunto che oggi siamo capaci di un “monitoraggio sistematico delle sequenze virali e possiamo osservare variazioni che prima non eravamo in grado di vedere”.

Grazie a questa capacità, “abbiamo individuato oltre 12 mila piccolissime mutazioni genetiche del Sars-CoV-2 e oltre 12 mutazioni più importanti“.

“In Italia – ha sottolineato – abbiamo visto che circolavano il ceppo proveniente direttamente da Wuhan e quello passato dalla Germania, ma probabilmente anche altri”.

Questo è  dovuto al fatto che questi virus non si replicano in modo preciso. Nel caso della variante inglese, ad esempio, “la variazione corrisponde a 23 nucleotidi del genoma e questo porta il virus ad aggredire meglio i recettori Ace 2, con migliore affinità”, ha detto Pregliasco.

Le tante variazioni che ci sono state finora “non hanno inciso significativamente, ma quella inglese sappiamo che rende il virus del 70% più contagioso“, ha spiegato l’esperto.

In genere quando i virus mutano aumentando la capacità di diffusione, in parallelo provocano forme di malattia meno grave, ma “in questo caso non sembra che provochi una forma di malattia diversa dalle altre varianti, ma ne sappiamo ancora poco, quindi in questa fase è giusta e necessaria la decisione dello stop ai voli dalla Gran Bretagna“, ha concluso.

Fonte foto: ANSA
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