Covid, i primi effetti del vaccino: occhi puntati su Israele
Israele è la prima vera prova sul campo per osservare l'efficacia del vaccino anti-Covid: ecco i risultati preliminari
Il vaccino è ritenuto dagli esperti l’arma più efficace contro il Covid-19: i test di sperimentazione dei vaccini attualmente somministrati in Europa (quello di Pfizer-BioNTech e quello di Moderna) avevano fornito risultati incoraggianti, ma la vera prova è arrivata a un mese dall’inizio della somministrazione in Israele.
Perché in Israele? Perché al momento è il Paese più avanti nella campagna di somministrazione: il vaccino è stato infatti inoculato a circa un terzo della popolazione, e questo ha permesso agli esperti di trarre le prime stime sull’efficacia stessa del farmaco sul campo.
Covid, i primi effetti del vaccino in Israele: Burioni entusiasta
A parlarne sul sito Medical Facts è il virologo Roberto Burioni, che per esaminare i primi effetti del vaccino ha preso come esempio gli operatori sanitari: “I sanitari sono da un lato quelli più esposti al contagio, dall’altro i primi a essere vaccinati. In Israele la loro vaccinazione è iniziata il 20 dicembre, per cui possiamo immaginare che qualcuno di loro possa avere raggiunto l’immunità, almeno parziale”, ha premesso Burioni.
Per dimostrare questa ipotesi, il virologo ha fatto un confronto tra la curva dei contagi e le giornate perse da medici e infermieri in Israele. Le due curve, che durante tutta la pandemia hanno seguito un simile corso, hanno iniziato a separarsi e a seguire due diverse inclinazioni nell’ultimo periodo: quella dei contagi ha continuato ad impennarsi, mentre quella delle giornate perse dai medici ha preso ha calare.
Cosa significa ciò? Significa che meno medici e meno infermieri si sono messi in malattia, presumibilmente perché si sono infettati di meno. Burioni ha precisato: “Posto che correlazione non significa rapporto di causa-effetto, siamo autorizzati a sperare che questo calo possa essere dovuto al fatto che i medici sono i primi a risentire in modo benefico dell’effetto protettivo della vaccinazione“.
Per quanto riguarda le reazioni avverse gravi, invece, Burioni ha ricordato che “sono state rarissime (intorno a 6 per milione) e prontamente trattate hanno permesso a chi ne aveva sofferto di non riportare conseguenze permanenti e di ritornare entro pochissimo tempo alla vita normale”.
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I primi effetti del vaccino anti-Covid: occhi puntati su Israele
Israele, dunque, ha gli occhi di tutto il mondo puntati addosso: la stessa Pfizer, l’azienda farmaceutica che ha prodotto il primo vaccino autorizzato in Europa, avrebbe in considerazione il Paese al punto da fornire un flusso continuo di fiale in cambio di dati settimanali sull’efficacia, come riferisce l’agenzia Associated Press.
Secondo quanto riportato su Nature, i ricercatori hanno osservato che la probabilità di infettarsi è inferiore del 33% in due settimane dalla prima iniezione, sulla base del confronto tra 200mila persone vaccinate di età superiore ai 60 anni e 200mila persone che non hanno ricevuto alcuna dose.
Ricordiamo che la piena efficacia del vaccino si ottiene dopo la seconda dose, che stando ai risultati delle sperimentazioni dovrebbe essere intorno al 90-95% nel caso del vaccino di Pfizer-BioNTech.
Ran Balicer, epidemiologo del Clalit Health Services di Tel Aviv – la più grande delle organizzazioni israeliane che forniscono i servizi sanitari – ha dichiarato: “Siamo stati felici di vedere questo risultato preliminare che suggerisce un impatto nel mondo reale nei tempi e nella direzione approssimativi che ci saremmo aspettati”.
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