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Un'altra neonata lasciata in ospedale a Milano dopo Enea: la madre aveva appena partorito in un capannone

Una neonata è stata lasciata all'ospedale Buzzi di Milano. Poche ore prima il parto in un capannone abbandonato

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Un altro neonato affidato all’ospedale per l’adozione a Milano. Dopo la vicenda del piccolo Enea, lasciato a Pasqua nella culla per la vita della clinica Mangiagalli, mercoledì mattina una bimba appena nata è stata portata all’ospedale Buzzi dai genitori. La madre l’avrebbe partorita poche ore prima in un capannone abbandonato.

Il parto in un capannone

Secondo quanto riporta Ansa, la mamma, una donna italiana di 37 anni senza fissa dimora, avrebbe dato alla luce la bimba nella mattinata di mercoledì 12 aprile. Il parto sarebbe avvenuto attorno alle 10 in un capannone abbandonato in zona Quarto Oggiaro.

Subito dopo il parto la donna ha chiamato il 118 ed è stata trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale dei bambini Buzzi. La bimba, secondo quanto riferito dall’ospedale, è in buone condizioni.

 La vicenda segue di pochi giorni quella del piccolo Enea, lasciato nella culla per la vita del Policlinico di Milano

I genitori non riconoscono la bimba

La donna è stata raggiunta in ospedale dal padre della bimba. Poco dopo sono intervenuti anche i carabinieri, chiamati dal personale sanitario a seguito del rifiuto della donna di fornire le proprie generalità.

La 37enne è stata poi convinta e ha consentito ai militari di identificarla. Non ha comunque voluto riconoscere la maternità della bambina né darle un nome, che le verrà dato dal personale del Buzzi.

La procedura per l’adozione

“La piccola è sana ed è nata a termine”, ha spiegato al Corriere della Sera Gian Vincenzo Zuccotti, primario di Pediatria dell’ospedale Buzzi, che si prenderà ora cura della bimba.

I genitori hanno ora dieci giorni di tempo per tornare sui loro passi e riconoscere la figlia. In caso contrario, verranno avviate le pratiche per l’adozione, come nel caso del piccolo Enea.

Fonte foto: ANSA

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